Corsa a quattro per la 70ª edizione dei Premi David di Donatello 2025. Sono state annunciate a Cinecittà le candidature. Guidano per numero di nomination i film di Andrea Segre, “Berlinguer, la grande ambizione” e quello di Paolo Sorrentino, “Parthenope” con 15. A seguire, con 14 candidature, “L’arte della gioia” di Valeria Golino e “Vermiglio”. La cerimonia di consegna dei David di Donatello sarà visibile con Il Globo Tv in streaming su Rai Italia. Il David dello Spettatore viene assegnato a Ferzan Ozpetek per “Diamanti” che ha incassato a febbraio oltre due milioni di spettatori (2.222.126). Questo premio viene assegnato al film italiano uscito entro il 31 dicembre 2024, che ha totalizzato il maggior numero di spettatori nelle sale cinematografiche calcolato al 28 febbraio. “Per la prima volta noi abbiamo tre registe candidate sia nel miglior film che nella miglior regia. Dovrebbe essere una normalità ma è comunque la notizia, noi siamo felici e mi colpisce sempre come non è solo nella miglior regia e il miglior film, infatti sono quattro le registe candidate su cinque nel miglior documentario”, ha detto Piera Detassi annunciando le candidature. La conduzione dell’edizione 2025 è affidata a Elena Sofia Ricci e Mika. L’evento si svolgerà nel Teatro 5 di Cinecittà, luogo simbolo del cinema italiano e di Federico Fellini in particolare, e punto di riferimento per le produzioni nazionali e internazionali. Nel corso della cerimonia saranno assegnati 26 Premi David di Donatello e i David Speciali. La cinquina dei migliori attori è Elio Germano (“Berlinguer, la grande ambizione”), Francesco Gheghi (“Familia”), Fabrizio Gifuni (“Il tempo che ci vuole”), Silvio Orlando (“Parthenope”), Tommaso Ragno (“Vermiglio”). Migliori attrici: Barbara Ronchi, Romana Maggiora Vergano (“Il tempo che ci vuole”), Tecla Insolia (“L’arte della gioia”), Celeste Dalla Porta (“Parthenope”), Martina Scrinzi (“Vermiglio”).
“Ho dei sentimenti così stretti per il Festival di Cannes... Soprattutto ora che ci sono così tante cose nel mondo che ci separano, Cannes ci unisce, narratori, registi, fan e amici. È come tornare a casa”. Sono le parole della leggenda del cinema Robert De Niro subito dopo l’annuncio della Palma d’oro onoraria che riceverà a Cannes il 13 maggio, durante la cerimonia del 78O festival, 14 anni dopo aver presieduto la giuria del concorso quest’anno affidata a Juliette Binoche. E c’è da aspettarsi il tutto esaurito per la masterclass che terrà alla Debussy il 14 maggio l’attore di New York il cui talento ha segnato la storia del cinema, da “Taxi Driver” a “Novecento”, da “C’era una volta in America” a “Toro Scatenato”, “Il Padrino”, “Quei bravi ragazzi” a “Killers of the Flower Moon” per citare solo alcuni dei titoli memorabili della sua carriera. Ottantun’anni, suggellati con due Oscar (“Il Padrino parte II” e “Toro Scatenato”), innumerevoli premi, un dialogo continuo con Martin Scorsese la cui unica amicizia cinematografica era iniziata nel 1973 con “Mean Streets”, in cui ritraggono il loro quartiere Little Italy, origini italiane entrambi, uno siciliano l’altro Bob molisano, figlio di pittori newyorkesi bohemiennne. Un amore per il grande schermo (da attore, regista di due film, produttore) totale, votato soprattutto al racconto degli antieroi e poi l’idea dopo l’11 settembre del Tribeca, un festival di cinema per riportare i suoi concittadini a rivivere la vita di quel quartiere ferito. Negli ultimi anni, oltre ai film (l’ultimo è “The Alto Knights-I due volti del crimine” di Barry Levinson) e alla Tv con la recente serie “Zero Day”, De Niro ha trovato la strada dell’impegno politico facendo emergere le sue personali convinzioni in interventi pubblici e diventando un anti trumpiano acerrimo. E Cannes potrebbe essere l’occasione anche per qualche intervento sull’amministrazione americana. Il legame con il festival di Cannes è stato continuo: sin dall’anno magico, 1976, in cui nella selezione ufficiale si presentarono i due capolavori, “Novecento” di Bernardo Bertolucci e “Taxi Driver” di Scorsese che poi vinse la Palma d’oro e fece decollare la sua carriera. È tornato nel 1983 per “Re per una notte”, che fu il film di apertura e l’anno successivo con il capolavoro ultimo di Sergio Leone “C’era una volta in America”, prima di tornare sulla Croisette con “The Mission” di Roland Joffé, vincitore della Palma d’oro 10 anni dopo “Taxi Driver”. Al 78O Festival di Cannes, la cui selezione ufficiale sarà annunciata oggi, giovedì, l’ulteriore consacrazione di De Niro con la Palma d’oro onoraria.
Infine, è iniziata a Londra la produzione del nuovo film di James Bond, un “nuovo capitolo fresco ed esotico”, secondo i dirigenti di Amazon Mgm, lo studio che ha assunto il “controllo creativo” della saga di 007 lo scorso febbraio. Durante un evento al CinemaCon, a Las Vegas, i produttori Courtenay Valenti e Sue Kroll hanno sottolineato che, anche se non possono rivelare molto, i lavori sulla nuova avventura dell’agente segreto più famoso del mondo sono già cominciati. Questa notizia ha placato le speculazioni sulla stampa sul futuro della saga, che sembrava tutt’altro che garantito dopo il quinto e ultimo 007 interpretato da Daniel Craig, “No Time to Die”, uscito nel 2021. Qualche mese fa Craig, che ha inoltre recitato il ruolo di Bond in “Casino Royale” (2006), “Quantum of Solance” (2008), “Skyfall” (2012) e “Spectre” (2015), aveva dichiarato di essersi completamente staccato dalla serie e che non ha alcun interesse a interpretare di nuovo l’agente segreto. Al momento non c’è alcuna informazione ufficiale su chi sarà il nuovo volto di Bond. Theo James, Aaron Taylor-Johnson e Josh O’Connor sono tra i nomi su cui scommette la stampa.