GINEVRA - È stato il presidente cinese Xi Jinping a tenere il primo degli interventi speciali rivolto all’audience globale del Forum economico mondiale (WEF), in corso di svolgimento in formato virtuale, dopo che lo scoppio della variante omicron del coronavirus ha fatto slittare all’estate l’evento in presenza a Davos.

Il nome di Xi, intervenuto al WEF per la prima volta nel 2017, era stato aggiunto poche ore prima alla lista iniziale, che comprendeva fra l’altro i primi ministri israeliano Naftali Bennet, indiano Narendra Modi e giapponese Kishida Fumio, oltre alla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen.

Il presidente cinese ha sollecitato la “solidarietà e la cooperazione della comunità internazionale” per debellare la pandemia del Covid-19. Ha inoltre aggiunto che “i fatti hanno dimostrato ancora una volta che in mezzo ai torrenti furiosi di una crisi globale, i Paesi non viaggiano separatamente su circa 190 piccole imbarcazioni, ma sono piuttosto tutti su una nave gigante su cui ruota il nostro destino comune”.A tale scopo, Xi ha citato la necessità di lavorare al “vero multilateralismo”, nonché “all’apertura e non alla chiusura”.

La globalizzazione economica “è la tendenza dei tempi. Malgrado in un fiume possano essere correnti contrarie, nessuna può impedirgli di fluire verso il mare”, ha affermato aggiungendo che “dovremmo cercare l’integrazione, non il disaccoppiamento”, consapevoli che “diversi Paesi e civiltà possono prosperare insieme nel rispetto reciproco, cercando un terreno comune e superando le differenze”.

La via “è il dialogo e non il confronto, l’inclusività invece dell’esclusione e l’opposizione a ogni forma di unilateralismo, protezionismo, egemonia o politica di potere”. “Abbiamo piena fiducia nel futuro dell’economia cinese”, che gode nel complesso “di un buono slancio”, ha affermato Xi citando il Pil cresciuto “di circa l’8% nel 2021” (+8,1%, secondo i dati diffusi dall’Ufficio nazionale di statistica), centrando “il duplice obiettivo di una crescita abbastanza elevata e di un’inflazione relativamente bassa”.

Malgrado le pressioni nazionali e internazionali, “i fondamentali dell’economia cinese, caratterizzati da una forte resilienza, un enorme potenziale e una sostenibilità a lungo termine, rimangono invariati”.

In occasione dell’apertura dei lavori di Davos è stato anche presentato il nuovo rapporto di Oxfam. La pandemia della disuguaglianza, secondo cui nei primi due anni di pandemia i 10 uomini più ricchi del mondo hanno più che raddoppiato i loro patrimoni, passati da 700 a 1.500 miliardi di dollari, al ritmo di 15.000 dollari al secondo, 1,3 miliardi di dollari al giorno. Nello stesso periodo 163 milioni di persone sono cadute in povertà a causa della pandemia.

“Dall’inizio dell’emergenza Covid-19, ogni 26 ore un nuovo miliardario si è unito ad una élite composta da oltre 2.600 super-ricchi le cui fortune sono aumentate di ben 5 mila miliardi di dollari, in termini reali, tra marzo 2020 e novembre 2021”, denuncia l’organizzazione non governativa.

Solo per Jeff Bezos, il numero uno di Amazon, una delle aziende il cui fatturato è decollato con il Covid-19, Oxfam calcola un “surplus patrimoniale” nei primi 21 mesi di pandemia di 81,5 miliardi di dollari, l’equivalente del costo stimato della vaccinazione (due dosi e booster) per l’intera popolazione mondiale. La pandemia, poi, ha colpito più duramente le donne, che hanno perso 800 miliardi di dollari di redditi nel 2020.

Tuttora, mentre l’occupazione maschile da segnali di ripresa, si stimano per il 2021 13 milioni di donne occupate in meno rispetto al 2019.