WASHINGTON - Tutti i partner commerciali, ad eccezione della Cina, saranno ora soggetti a un’aliquota base del 10%, invece delle tariffe maggiorate annunciate la scorsa settimana durante il "Liberation Day".

Nello stesso post pubblicato sui social, Trump ha però comunicato un nuovo incremento delle tariffe sui beni cinesi, portandole al 125% con effetto immediato. La Cina aveva precedentemente annunciato una risposta con un incremento dei dazi sulle importazioni dagli Usa all’84%, provvedimento entrato in vigore doggi.

Trump ha motivato la sospensione dichiarando che oltre 75 Paesi hanno chiesto di negoziare una soluzione e non hanno risposto con ritorsioni. Interrogato sul motivo della sua decisione, ha detto: “Mi sembrava che tutti si stessero agitando un po’ troppo, avevano un po’ di paura”.

L’annuncio rappresenta una svolta inaspettata in questa guerra commerciale che ha sconvolto le relazioni internazionali e fatto perdere migliaia di miliardi di dollari ai mercati azionari.

All’annuncio di poche ore fa, le borse americane hanno reagito con entusiasmo: l’S&P 500 è salito del 9,5%, il più grande guadagno giornaliero dal 2008. Il Nasdaq ha chiuso con un incremento del 12,2%.

Trump ha dichiarato che la decisione non è stata influenzata dai mercati, ma di aver “osservato il mercato obbligazionario”, definendolo “splendido”.

I dazi sulle merci australiane resteranno invariati al 10%. Rimangono in vigore anche le tariffe specifiche su settori come acciaio e alluminio.

“Nulla è ancora finito,” ha detto Trump, “ma c’è molto entusiasmo tra i Paesi, inclusa la Cina. Vogliono un accordo, ma non sanno bene come procedere”.