WASHINGTON - Gli Stati Uniti e la Cina hanno raggiunto una prima intesa sui dazi trovando un accordo per stabilire un “meccanismo di consultazione” sul commercio. L’annuncio è arrivato al termine della maratona negoziale di due giorni a Ginevra, nella casa dell’ambasciatore svizzero alle Nazioni Unite, e i dettagli saranno resi noti con un comunicato congiunto in giornata. 

Che le trattative si stessero muovendo nella giusta direzione era apparso chiaro dall’ottimismo lasciato trapelare da Donald Trump e dal segretario al Tesoro Scott Bessent. Tutti e due hanno lodato i “sostanziali progressi” compiuti, con il presidente che si è spinto fino a parlare di “un reset totale negoziato in modo amichevole, ma costruttivo”.

Il rappresentante al commercio Jamieson Greer è stato più esplicito e ha suggerito, senza entrare nei contenuti e nei dettagli, vagamente la possibilità di “un’intesa”. 

Le sue parole hanno preceduto una nota della Casa Bianca dal titolo gli “Stati Uniti annunciano un accordo commerciale con la Cina” riportando le dichiarazioni di Bessent e Greer a Ginevra. È stata la Cina a fare chiarezza con il vicepremier He Lifeng che ha parlato di un’intesa per stabilire un “meccanismo di consultazione” sul commercio per consentire scambi “regolari e irregolari relativi alle questioni commerciali”. 

Le parole di He Lifeng sono state le prime ufficiali di Pechino sugli incontri del weekend e sono seguite alle dichiarazioni dell’assistente del ministro degli Esteri cinese Miao Deyu che, nel mezzo delle trattative, ha ribadito la posizione ufficiale di Pechino sulle tariffe.

L’approccio americano “sacrifica gli interessi legittimi dei Paesi di tutto il mondo a favore degli interessi egemonici”, ha detto precisando ancora una volta che la Cina “si oppone all’imposizione dei ‘dazi reciproci’ e ha adottato energiche misure legali per contrastarli con fermezza”, puntando a tutelare “con fermezza” i propri interessi di sviluppo e favorire “l’equità e la giustizia internazionali, e l’ordine commerciale internazionale”. 

Da parte sua, il rappresentante per il Commercio Jamieson Greer ha sottolineato che “è importante capire la rapidità con cui siamo riusciti a raggiungere un accordo, il che dimostra che forse le divergenze non erano così grandi come si pensava”. 

L’intesa è ora al vaglio degli osservatori e degli analisti per capire se, al di là delle parole, ci siano realmente contenuti in grado di disinnescare una pericolosa guerra commerciale dalle pesanti conseguenze per l’economia mondiale, come mostrato dalle tensioni sui mercati finanziari e dal susseguirsi di allarmi per una possibile recessione. 

Da quando è iniziato il suo secondo mandato, Trump ha imposto dazi al 145% contro il made in China e Pechino ha risposto con tariffe del 125% sui prodotti americani, creando una situazione difficilmente sostenibile. Per gli Usa, infatti, se le tariffe continuassero un periodo prolungato a tale livello il rischio sarebbe quello di scaffali vuoti e rincari dei prezzi, mentre per la Cina il pericolo sarebbe quello di un ulteriore indebolimento della sua economica.  

Prima del disgelo svizzero, il presidente americano ha aperto alla possibilità di dazi alla Cina all’80% nel tentativo - secondo indiscrezioni - di facilitare il lavoro di Bessent nel cercare di rilanciare le relazioni commerciali e spuntare un accordo con cui Pechino riduca le tariffe contro il made in Usa. 

La direttrice generale dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto), Ngozi Okonjo-Iweala, ha elogiato “l’esito positivo” dei colloqui tra Stati Uniti e Cina volti a ridurre le tensioni commerciali, definendoli un significativo passo avanti. “Esorto entrambe le nazioni a trarre vantaggio da questo slancio continuando a sviluppare soluzioni pratiche che attenuino le tensioni, ripristinino la prevedibilità e rafforzino la fiducia nel sistema commerciale multilaterale”, ha dichiarato Okonjo-Iweala in una nota.