WASHINGTON – Il presidente Usa Donald Trump ha messo in guardia la Corte suprema, che deve decidere sulla legittimità dei dazi. “Se ce li portano via - ha detto, parlando ai giornalisti - potremmo finire come un Paese del Terzo mondo”.

Trump ha ribadito la necessità che i dazi non vengano bloccati dai giudici della Corte suprema, chiamata a decidere se confermare il giudizio della Corte d’appello federale, che ha ritenuto Trump non autorizzato ad applicarli in modo permanente, senza il consenso del Congresso. “Abbiamo ricevuto quasi 17mila miliardi di dollari di investimenti in entrata - ha detto -.

La maggior parte arriva grazie ai dazi. E se, per qualche motivo, qualcuno volesse essere ‘politicamente corretto’, io in realtà penso che non lo sia affatto; credo che il vero ‘politicamente corretto’ sia approvarli, perché non c’è nulla di così popolare come quello che è successo al nostro Paese”.

“Il nostro Paese - ha aggiunto - sta andando benissimo, ma una Corte liberale ci ha dato una sentenza molto scioccante, e quella sentenza in pratica dice che i trilioni di dollari che stanno affluendo nel nostro Paese, mettendoci in una posizione che nessun altro Paese al mondo ha, loro vorrebbero portarceli via. Tra l’altro, molte delle persone dietro quella causa vengono da Paesi stranieri”.

Sarà la Corte suprema, quindi, l’arbitro finale della partita sui dazi, dopo che i giudici d’appello della Capitale li hanno dichiarati illegali, confermando una precedente sentenza della Corte del commercio internazionale ma lasciando in vigore le tariffe sino al 14 ottobre per consentire all’amministrazione Trump di fare ricorso.

La Corte d’appello ha utilizzato l’International Emergency Economic Powers Act (Ieepa) del 1977 per imporre lo stop ai dazi. “La legge - spiega la sentenza - conferisce al Presidente un’autorità significativa per intraprendere una serie di azioni in risposta a un’emergenza nazionale dichiarata, ma nessuna di queste azioni include esplicitamente il potere di imporre tariffe, dazi o simili, o il potere di tassare.

Sembra improbabile che il Congresso, emanando l’Ieepa, intendesse discostarsi dalla sua prassi passata e concedere al Presidente un’autorità illimitata per imporre dazi”, materia finora di competenza del Parlamento.

Il Presidente confida, per ribaltare la situazione nella massima istanza giudiziaria americana. O, meglio, nella maggioranza conservatrice (cinque a quattro) che lui stesso ha cementato con le sue tre nomine. E questo vale sostanzialmente per tutte le sue mosse più controverse, in particolare quelle che stanno forzando i limiti del potere esecutivo a scapito di quello legislativo, con frequenti stop di corti e giudici di primo e secondo grado.

Come è capitato di recente anche per la procedura rapida usata per le deportazioni di massa degli immigrati illegali, vietata dalla giudice Jia Cobb (nominata da Joe Biden) per il rischio di violare i diritti al giusto processo.