WASHIGTON - Alla vigilia del giorno dei dazi, o Liberation Day come battezzato dal presidente Donald Trump, gli sguardi di tutto il mondo sono puntanti verso gli Stati Uniti, che da domani metterà in vigore le nuove imposte del 25% sull’export di merci che ingressano al Paese. 

Questa volta sarà difficile isolare un settore, di solito resistente alle tensioni politiche e commerciali, dall’offensiva protezionistica del presidente americano che è destinata a innescare una serie di misure ritorsive. I dazi di Donald Trump, infatti, avranno un impatto indiretto anche sulle leghe professionistiche del Nord America e sull’industria dello sport in generale. 

Uno dei primi effetti potrebbe essere il rincaro dei prezzi dei biglietti delle partite di hockey su ghiaccio, basket, calcio e football americano, ovvero Nhl, Nba, Mls e Nfl, come conseguenza dell’aumento dei costi delle forniture di materiali e attrezzature da Canada, Messico e Cina. 

Nell’hockey a soffrire saranno soprattutto le sette franchigie canadesi attorno a cui ruota un quarto delle entrate della lega professionistica: se i dazi deprimeranno il dollaro canadese rispetto a quello Usa, Toronto, Montreal, Calgary, Vancouver, Winnipeg, Ottawa e Edmonton saranno costrette a pagare di più i giocatori (tutti gli stipendi sono corrisposti con il biglietto verde), e quindi ad alzare i prezzi. 

Un altro problema sarà la redistribuzione del 6% degli introiti complessivi della Nhl destinata alle franchigie più piccole: Toronto Maple Leafs e Edmonton Oilers hanno gli incassi più alti della lega e, se vanno in sofferenza, a rimetterci sarà tutto il movimento. Più limitati da questo punto di vista gli effetti sulla Nba e la Mls, dove le squadre canadesi sono solo due, rispettivamente i Toronto Raptors e il Montreal CF, mentre nel football americano le franchigie sono solo statunitensi. 

Inevitabili le ricadute dei dazi anche sulla ricchissima industria sportiva nordamericana, a partire dal golf, sport molto caro a Trump che lo pratica regolarmente nella sua Mar-a-Lago. L’azienda Usa di attrezzature per il golf, Topgolf Callaway Brands, che usa pezzi e materiali di importazione cinese, ha già fatto sapere che i dazi le imporranno costi aggiuntivi per 5 milioni di dollari.  

Amer Sports, proprietaria di Wilson Sporting Goods, ottiene l’11% dei suoi ricavi da palline e racchette “Made in China”. I dazi toccheranno un settore che alla Wilson frutta 112 milioni di dollari dei 5,1 miliardi di fatturato annuale complessivo, un danno non trascurabile per il colosso sportivo. 

Il protezionismo di Trump sta già frenando l’industria delle attrezzature di hockey su ghiaccio, un business da 1,3 miliardi di dollari l’anno in Nord America in cui i produttori canadesi sono fortemente dipendenti dagli Stati Uniti: la Roustan Hockey dell’Ontario, che ogni anno esporta 100.000 bastoni negli Stati Uniti a cui deve il 40% del suo fatturato, ha lamentato che molti ordini vengono rinviati o cancellati perché i clienti statunitensi non sanno se dovranno pagare il 25% extra di dazi. 

Tra l’altro la Roustan ha rilevato i marchi Christian e Northland nati in Minnesota e una loro linea di prodotti viene realizzata negli stabilimenti a sud-ovest di Toronto, con il 90% di vendite che finiscono proprio ai consumatori a stelle e strisce. Senza contare che le famose attrezzature canadesi da hockey della Bauer, marchio con un secolo di vita che Roustan ha acquisito dalla Nike nel 2008, sono prodotte in gran parte in Asia.  

Sempre in Asia si trovano altre aziende di attrezzature da hockey come pattini, caschi e protezioni mentre il Messico ospita la fabbrica dei famosi bastoni Warrior: ora tutte queste società sono toccate dai dazi. Già l’hockey su ghiaccio è uno sport caro per i giovani, con i bastoni che costano 400 dollari e i pattini da 200 dollari in su che vanno regolarmente cambiati con la crescita del piede. Ora si teme che la spirale inflazionistica scoraggi le famiglie dallo sceglierlo per i loro figli. 

Infine, le tensioni commerciali con i vicini e con il resto del mondo potrebbero ripercuotersi su due grandi appuntamenti sportivi che gli Stati Uniti ospiteranno sotto la seconda presidenza Trump: i mondiali di calcio del 2026, organizzati proprio insieme a Canada e Messico, e i Giochi di Los Angeles nel luglio 2028.