ROMA - Il ddl sicurezza apre la strada a “una schedatura di massa dei cittadini” da parte dei Servizi segreti, denunciano le opposizioni in una conferenza stampa in cui M5s, Pd, Avs e Iv hanno chiesto al governo di stralciare l’articolo 31 del provvedimento, già approvato alla Camera e in dirittura d’arrivo nelle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia del Senato. 

Nel mirino del centrosinistra c’è la norma del testo che obbliga le pubbliche amministrazioni, le società a partecipazione pubblica o a controllo pubblico a collaborare con i servizi segreti anche in deroga alla legge sulla privacy.  

A scovarla, tra le pieghe dei 38 articoli del ddl che M5s ha ribattezzato “ddl repressione” per via delle norme che prevedono una stretta sulle manifestazioni, è stato il senatore pentastellato Roberto Scarpinato, ex magistrato, che ne evidenzia la portata.  

Con l’articolo 31 del ddl sicurezza, secondo il parlamentare, si fa una rivoluzione stabilendo che tutti gli enti che svolgono funzione pubblica siano assoggettati al potere unilaterale dei servizi, senza alcuna possibilità di porre limiti alle richieste, visto che la norma stabilisce che questi devono poter ottenere informazioni anche in violazione delle norme sulla privacy.  

Per Scarpinato “è una norma di una indeterminatezza e genericità totale: basta invocare il principio della sicurezza nazionale, un concetto contenitore che può essere riempito con le più varie motivazioni”. 

L’ex pm spiega che, per esempio, all’interno delle università i professori potrebbero essere obbligati a fornire informazioni sull’orientamento politico degli studenti e sulla loro partecipazione a movimenti antagonisti, e all’interno degli ospedali i medici potrebbero dover fornire informazioni sulle cartelle cliniche attualmente coperte da privacy e consentire l’accesso alle banche dati che riguardano i propri dipendenti.  

“Si crea la possibilità di una schedatura di massa dei cittadini, un ritorno alla vecchia Ovra fascista che funzionava allo stesso modo: si obbligavano i cittadini a collaborare, a diventare informatori dei servizi senza limiti”, afferma Scarpinato. 

Nello stesso articolo c’è un’altra norma che ha suscitato la reazione dell’Associazione dei familiari delle vittime degli anni della Strategia della Tensione, periodo in cui in Italia si susseguirono una serie di attentati e azioni violente a cui parteciparono apparati deviati dello Stato con l’obiettivo di destabilizzare il Paese e favorire una svolta autoritaria. 

Per Alfredo Bazoli, senatore Pd, l’articolo 31 del ddl sicurezza è “l’ennesimo tassello di una politica che sta attribuendo poteri sempre più invasivi ai Servizi, quindi all’esecutivo, smantellando i poteri di controllo dell’autorità giudiziaria.  

Gli fa eco il compagno di partito Andrea Giorgis, che fa sapere che le opposizioni “hanno chiesto al governo di illustrare la portata innovativa della norma, di fare un dibattito alla luce del sole”, ma dal governo e dalla maggioranza finora c’è stato un muro di gomma. “Non è passato neanche il nostro emendamento che chiedeva più poteri di controllo al Copasir”, sottolinea Scarpinato.