ROMA - L’esame, nell’aula del Senato sul ddl sicurezza sarà il momento della verità sulle intenzioni di Palazzo Chigi, e in particolare sui rilievi sollevati dal Quirinale in merito ad alcune misure del provvedimento-bandiera del centrodestra.
Oggi, le commissioni Affari costituzionali e Giustizia del Senato hanno dato il via libera a un testo, rimasto invariato nella sostanza, ma con alcune modifiche necessarie per allineare le annualità delle coperture che la maggioranza non è riuscita ad approvare entro il 2024. Cosa che impone comunque la terza lettura alla Camera, che la Lega aveva respinto sinora come fumo negli occhi.
La partita sui contenuti del provvedimento si sposta, dunque, nell’assemblea di Palazzo Madama, con le opposizioni sul piede di guerra che hanno già annunciato centinaia di emendamenti in aula, e rischia di fare da detonatore al ‘nodo’ politico rimasto irrisolto nel corso del lunghissimo iter parlamentare iniziato quasi due anni fa.
Oggi, mentre Ciriani ha ribadito che il governo si riserva “di fare qualche ultimo intervento in aula, piccoli interventi di natura chirurgica” tali da non mettere “in discussione l’impianto”, il sottosegretario all’Interno, il leghista Nicola Molteni, uscendo dalla riunione delle commissioni, ha risposto secco: “Occorre ora accelerare e non frenare”.
Si tratta, per la maggioranza, di un ddl che “non può essere ostaggio dell’ostruzionismo e dell’approccio ideologico delle opposizioni”.
A chi gli ricorda che Palazzo Chigi aveva aperto su alcune norme come le madri detenute, Molteni difende lo stop all’automatismo del divieto del carcere per le donne incinte o con figli minori di un anno, definendola “una norma sacrosanta che vogliamo tutelare”.
Sull’articolo 31, che riguarda i servizi segreti e che le opposizioni hanno definito come “una schedatura in massa dei cittadini”, il sottosegretario ha preferito glissare. Nel caso di modifiche, ha replicato con un “si vedrà” sulla possibilità ventilata dalla Lega di presentare, allora, le sue contro-proposte.
La sintesi del partito di Matteo Salvini la offre il capogruppo Massimiliano Romeo: fatte le modifiche sulle coperture, il testo deve passare “così com’è”, e la “terza lettura” dovrebbe essere una “formalità”.
Il ddl deve ancora essere calendarizzato, e nei corridoi del Senato si parla di un probabile approdo, davanti all’assemblea, nella seconda settimana di aprile. Poco dopo il congresso della Lega del 5 e 6 aprile, cosa che dovrebbe consentire un clima più stemperato nella ‘gara’ con Fdi sui temi della sicurezza.
Tra le misure sotto il faro del Colle ci sono l’articolo sulle detenute madri, l’articolo su violenze o resistenza al pubblico ufficiale, che prevede aggravanti senza attenuanti se il fatto è commesso al fine di impedire la realizzazione di un’opera pubblica o di un’infrastruttura strategica, la richiesta che sia il Parlamento, e non un organo amministrativo, a stilare la lista delle opere strategiche, il nuovo reato di resistenza passiva in carcere e nei Cpr e il divieto di Sim per cittadini extracomunitari senza il permesso di soggiorno.