ROMA - Il nuovo “decreto cyber” che approda in Cdm conterrà una serie di provvedimenti, diversi tra loro, pronti a far discutere sia toghe che politici. 

Secondo la bozza, all'articolo 4 del decreto viene introdotta una nuova tipologia di illecito disciplinare per i magistrati che si verificherebbe quando c'è “la consapevole inosservanza del dovere di astensione nei casi in cui è espressamente previsto dalla legge l'obbligo di astenersi o quando sussistono gravi ragioni di convenienza”. In caso di azione disciplinare del ministro, come da prassi, spetterebbe poi alla sezione disciplinare del Csm decidere se infliggere una sanzione.  

L'introduzione del concetto ampio di “gravi ragioni di convenienza” fa seguito, tra le altre considerazioni, ad un'interpretazione già manifestata dalla maggioranza secondo cui il ministro debba avere la facoltà di promuovere azioni disciplinari quando un magistrato che si occupa di determinate norme ed argomenti prende posizioni pubbliche su quegli stessi temi.  

Il provvedimento, figlio dello “scontro” tra magistratura ed esecutivo sul trattenimento di migranti in Albania, ha già creato polemiche tra diverse correnti delle toghe, che temono una “legge bavaglio” per i giudici e hanno sollevato dubbi sull'urgenza di inserirlo in un decreto-legge. 

Il documento contiene anche norme sul coordinamento delle indagini che rientrano nel perimetro della sicurezza nazionale cibernetica. Secondo quanto previsto, il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo eserciterà le funzioni di impulso nei confronti dei procuratori distrettuali per il coordinamento delle attività di indagine. 

Per questo tipo di reati, la cui durata massima delle indagini preliminari è di due anni, viene introdotto l'arresto obbligatorio in flagranza, e allo stesso modo sarà punito chi esegue questo tipo di ordine da un proprio superiore se è consapevole dell'illecito. Le pene attualmente in vigore prevedono la reclusione da sei anni a ventidue anni. 

Il decreto proroga anche l'incarico del commissario straordinario per l'edilizia penitenziaria, che resta quindi in serivizio fino al 31 dicembre 2026. Entro il 30 giugno di ogni anno, dovrà trasmettere ai ministri di Giustizia, Infrastrutture ed Economia una relazione sullo stato di attuazione del programma. 

Il provvedimento contiene poi altre norme su numerosi temi, dalla crisi d'impresa, insolvenza e le clausole d'invarianza finanziaria fino alla copertura degli obblighi assicurativi contro le malattie e gli infortuni, oltre che disposizioni in materia di corsi di formazione per incarichi direttivi e semi direttivi e disposizioni in materia di funzioni e compiti dei giudici onorari di pace.