NEW YORK – I democratici esultano per lo “strike” di vittorie nelle elezioni del 4 novembre, a partire da quelle più importanti per la guida di New York, della Virginia e del New Jersey. I big del partito e la base leggono segni di reazione, ripresa e speranza in vista delle elezioni di Midterm nel novembre 2026, dove aspirano a riconquistare almeno la Camera: un traguardo che consentirebbe loro di bloccare l’agenda di Donald Trump e probabilmente di lanciare qualche nuovo impeachment per azzopparlo.

Storicamente il partito del Presidente perde seggi alla ‘House’ nelle elezioni di metà mandato, ma peserà anche la contabilità finale della ridistribuzione partigiana dei collegi in vari Stati, quel “gerrymandering” caldeggiato da Trump negli Stati repubblicani cui stanno rispondendo in modo simmetrico vari Stati blu come il Golden State.

Nel suo discorso dopo il successo elettorale come sindaco di New York, Zohran Mamdani ha affermato che la sua vittoria mostra la strada per “sconfiggere” Trump: “Se qualcuno può mostrare a una nazione tradita da Donald Trump come sconfiggerlo, quella è la città che lo ha fatto nascere”, ha detto, aggiungendo poi: “Donald Trump, visto che so che stai guardando, ho quattro parole per te: turn the volume up (alza il volume, ndr)”.

Nel suo discorso Mamdani ha promesso una “nuova era” di cambiamento politico, ha evocato più volte la parola speranza (hope) di obamiana memoria, ha celebrato la diversità della città e si è impegnato per la difesa di tutti, condannando l’antisemitismo ma anche chi lo strumentalizza. Infine ha ringraziato i genitori e la moglie, saliti sul palco accanto a lui.

“Da quando abbiamo memoria - ha detto - i ricchi e i benestanti hanno sempre detto ai lavoratori di New York che il potere non appartiene alle loro mani, con dita segnate per aver sollevato scatole dal pavimento del magazzino, palmi callosi per aver urtato il manubrio delle bici delle consegne, nocche segnate da ustioni in cucina. Non sono queste le mani a cui è stato permesso di detenere il potere”, ha detto Mamdani.

“Eppure - ha proseguito - negli ultimi 12 mesi, avete osato puntare a qualcosa di più grande. Stasera, contro ogni previsione, l’abbiamo colto. Il futuro è nelle nostre mani. In questo momento di oscurità politica, New York sarà la luce”.

La vittoria di Mamdani è un vero terremoto per il Partito democratico perché ha fatto emergere un leader giovane e carismatico con un potente messaggio di solidarietà interclassista che minaccia non solo Donald Trump ma anche i democratici, da tempo lontani dalla working class e sempre più sedotti da lobby e plutocrati.

E inciderà anche sulla probabile prossima resa dei conti nel partito: da un lato l’ala progressista di Bernie Sanders, Alexandria Ocasio-Cortez e, ora, Zohran Mamdani, neo sindaco della Grande Mela; dall’altra l’establishment moderato cui appartengono big come il suo sfidante Andrew Cuomo (con cui è finita una dinastia politica), l’ex speaker Nancy Pelosi (ma a breve potrebbe annunciare il ritiro) e i leader al Senato Chuck Schumer e alla Camera Hakeem Jeffries, che però si sono divisi su Mamdani (col primo che non ha dato il suo appoggio).

“Partendo dall’1% nei sondaggi, Mamdani ha realizzato uno dei più grandi sconvolgimenti politici nella storia americana moderna”, ha commentato Sanders. “Sì, noi possiamo (“Yes, we can”, espressione obamiana, ndr) creare un governo che rappresenti i lavoratori e non l’1%”, ha aggiunto. “Per quanto buio sia questo momento, per quanto difficile possa essere, tutto è ancora possibile in America”, gli ha fatto eco Ocasio-Cortez. Entrambi hanno dichiarato guerra alla “casta”.

Le due neo governatrici democratiche di Virginia e New Jersey, Abigail Spanberger e “Mikie” Sherrill, dal canto loro, si definiscono moderate, offrendo ai democratici una via alternativa. In mezzo Barack Obama, che ha fatto campagna per le due candidate ma ha apprezzato pure Mamdani, fiducioso nella possibilità di vincere “quando ci uniamo attorno a leader forti e lungimiranti, che hanno a cuore le questioni importanti”.