PARIGI - In Francia, la carenza di medici è sempre più evidente e i dermatologi sono tra gli specialisti più difficili da trovare. I tempi di attesa possono durare mesi, tanto che non pochi italiani residenti oltralpe hanno approfittato delle vacanze in patria per sottoporsi a un controllo della pelle o a un trattamento.
Per rendere il quadro un po’ più leggibile, atteniamoci a qualche numero. Stando a quanto dichiarato dal quotidiano francese La Depeche, facendo riferimento a fonti aggiornate ad agosto di quest’anno, nel 2025 si conterebbero circa 2.900 dermatologi attivi, contro i circa 4mila di quindici anni fa. Molti dipartimenti, inoltre, non avrebbero dermatologi in attività, e a gravare su un contesto già piuttosto in crisi è anche il fatto che l’età media degli specialisti sia alta (quasi un quarto ha superato i 60 anni, ciò significa che entro pochi anni molti andranno in pensione senza che ci siano giovani in numero sufficiente per sostituirli).
Per cercare di fare un po’ di chiarezza abbiamo parlato con il dottor Davide Brognoli, dermatologo italiano a Parigi e consigliere dell’Associazione Medici Italiani (AMIP), che ogni giorno si trova a gestire pazienti da tutta la Francia. “C’è una carenza generale di medici, sia di base che specialisti - spiega. - Il problema è amplificato dalla geografia del paese: nelle zone rurali si parla di desertificazione sanitaria e i dermatologi sono tra i primi a mancare”.
Ad aggravare la situazione sarebbe – anche, ma non solo – lo stesso sistema sanitario francese, proprio perché permetterebbe al paziente di rivolgersi direttamente allo specialista senza passare dal medico di base. Questo, come dichiarato da Brognoli, comporterebbe un sovraccarico delle agende e l’arrivo in ambulatorio di casi che altrove verrebbero gestiti dal medico di famiglia. “Capita che arrivino pazienti con problemi che non richiederebbero la visita di un dermatologo - osserva il dermatologo - ma spesso i medici di base non hanno tempo e i pazienti, spaventati, preferiscono correre da noi o addirittura al pronto soccorso”.
Il problema, sottolinea Brognoli, è multifattoriale: da un lato il ricambio generazionale non avviene con i numeri necessari - per l’anno accademico 2025-2026 sono stati aperti appena 102 posti d’internato in dermatologia, troppo pochi per far fronte ai pensionamenti in arrivo - dall’altro la remunerazione calmierata e i costi elevati per aprire un ambulatorio, soprattutto nelle grandi città come Parigi, scoraggiano molti giovani.
Alcuni preferiscono la strada del remplaçant, cioè sostituire un collega titolare di studio per qualche giorno alla settimana, evitando oneri e responsabilità, altri scelgono l’attività estetica, più remunerativa e meno vincolata ai tariffari della sanità pubblica. “L’estetica fa gola a molti - ammette Brognoli - perché in Francia le tariffe mediche sono molto basse rispetto ad altri Paesi e con l’estetica si guadagna anche tre volte di più, ma non tutti sono portati: cambia il tipo di rapporto, il paziente diventa cliente, ed è un altro lavoro”. In effetti, secondo le statistiche, il 64 per cento dei dermatologi francesi dichiara che l’estetica rappresenta meno del 10 per cento della propria attività, e solo il 5 per cento la esercita come settore principale.
Tutto ciò, secondo le rilevazioni ufficiali, porterebbe i tempi medi di attesa per una visita dermatologica a circa tre mesi, ma in alcuni dipartimenti scarsamente serviti possono arrivare anche a nove. Non stupisce, quindi, che molti italiani residenti in Francia approfittino dei periodi di rientro in patria per sottoporsi a controlli che altrimenti richiederebbero liste d’attesa troppo lunghe.
È il caso di Samuele C., uno dei tanti connazionali che si è visto costretto a programmare una visita dermatologica in Italia: “Vivo in Francia da tredici anni, ma non avrei mai immaginato che un giorno sarei dovuto tornare in Italia per una visita specialistica di routine – ha dichiarato Samuele –. Così, il prossimo ottobre, quando andrò in Italia per far visita alla mia famiglia, coglierò l’occasione per fare una visita dermatologica laggiù: ampia disponibilità di specialisti, giorni e orari, a un chilometro da casa dei miei genitori, ma a 1400 chilometri da casa mia”.
Per affrontare la situazione, secondo il dermatologo italiano servirebbero misure di incentivo all’insediamento nelle aree meno servite, come programmi di defiscalizzazione già sperimentati in alcune regioni. Nel frattempo, molti pazienti cercano soluzioni alternative: “A Parigi abbiamo creato una rete attraverso l’AMIP, l’Associazione Medici Italiani, così riusciamo a indirizzare i pazienti e a gestire le urgenze. Offro anche teleconsultazioni a chi non può spostarsi: non sostituiscono del tutto la visita dal vivo, ma per alcuni pazienti anziani o lontani rappresentano comunque un’opportunità”.
Nell’attesa di riforme strutturali, dunque, la differenza la fanno le iniziative locali, la collaborazione tra professionisti e l’uso intelligente della telemedicina.