BUENOS AIRES – Dal 2011, l’Onu ha dichiarato il 30 agosto Giornata Internazionale delle Vittime di Scomparsa Forzata, per mantenere viva l’attenzione internazionale su questo crimine che, sebbene storicamente associato alle dittature latinoamericane degli anni Settanta e Ottanta, persiste ancora oggi in molte parti del mondo, inclusi i contesti democratici.

Un dato tra tutti: dal 2007 in Messico, secondo dati di Amnesty International, sono scomparse quasi 25mila persone, un numero di poco inferiore ai 30mila desaparecidos stimati della dittatura argentina del 1976-83.

Per l’occasione, si è svolta al Museo Sitio de Memoria ESMA (inserito nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco) di Buenos Aires una conferenza sul tema, con l’obiettivo di organizzare e promuovere dibattiti globali, con oratori esperti nella difesa dei diritti umani. 

La location non era casuale. Il luogo infatti è l’ex Escuela Mecanica de la Armada, una scuola per sottoufficiali della Marina che, negli anni dell’ultima dittatura, ha funzionato come centro clandestino di detenzione, il più grande tra centinaia di campi disseminati per tutto il Paese. Oggi è un sito della memoria, un centro culturale che ospita mostre, dibattiti, rassegne di film e teatro vincolate con i diritti umani.

All’incontro hanno partecipato María Adela Antokoletz, che collabora con il gruppo Madres de Plaza de Mayo (le donne che fin dai primi mesi della dittatura cercavano i figli apparentemente scomparsi nel nulla) dalla sua fondazione, e Guillermo Amarilla Molfino di Abuelas de Plaza de Mayo (donne che lottano per restituire identità ai figli neonati dei desaparecidos, venduti dagli stessi militari ad altre famiglie).

Hanno arricchito l’incontro con le loro testimonianze personali come vittime indirette di questo crimine, offrendo un esempio concreto del vissuto traumatico e della sofferenza dei familiari delle persone scomparse. 

La scomparsa forzata è un concetto complesso da trattare per il diritto internazionale, come esposto da Hélène Tigroudja, del Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite. 

Ci sono due questioni principali su cui non c’è accordo in ambito del diritto internazionale. La prima riguarda l’aspetto frammentato del delitto, che racchiude – sotto un unico termine giuridico – una serie di crimini di diversa natura (privazione illegittima della libertà, negazione del diritto alla difesa legale, tortura, solo per citarne alcuni). Per molto tempo si è discusso se dovesse essere trattato anche con la presunzione di morte nei tribunali internazionali. 

Il secondo motivo riguarda l’ambiguità del crimine in diversi contesti. Alcuni Stati, nonostante aderiscano ai trattati internazionali sulle scomparse forzate, rivendicano la legittimità delle proprie operazioni belliche in contesti di conflitto armato. In altri casi, viene contestata l’inclusione del termine “gruppi politici” (pensiamo alle Farc colombiane o a Sendero Luminoso in Perù) tra i possibili perpetuatori del crimine nelle attuali convenzioni internazionali, come osservato dall’avvocato Luciano Hazan, assessore CEDI (Convention Against Enforced Disappearances) ed ex membro del Comitato Contro le Scomparse Forzate dell’Onu. 

Nonostante queste discussioni di natura tecnica, gli organismi per la tutela dei diritti umani proseguono il loro lavoro e allertano la comunità internazionale sul fatto che questi crimini continuano a verificarsi, anche in democrazia. 

Per questo motivo, è stato annunciato il primo Congresso Mondiale sulle Scomparse Forzate, che si terrà a Ginevra (Svizzera) il 15 e 16 gennaio 2025, organizzato dalla CEDI , di cui fa parte l’Argentina. 

Alla conferenza presso l’ESMA era presente Horacio Ravenna, avvocato argentino esperto delle Nazioni Unite nel Comitato contro la Scomparsa Forzata. Nel 1986 è stato nominato Grande Ufficiale dal governo italiano per il lavoro svolto nella difesa dei diritti umani presso la Cancelleria argentina. Nei prossimi mesi Ravenna sarà a Ginevra per collaborare alla preparazione del congresso.