NAYPYIDAW - Un terremoto di potenza devastante, di magnitudo 7.7, seguito a 12 minuti di distanza da una seconda scossa di 6.4, ha colpito il centro della Myanmar, dove si teme una catastrofe. Il Servizio geologico degli Stati Uniti (Usgs) che parla del rischio di “migliaia di morti”.  

L’epicentro, secondo l’istituto geosismico Usa, è localizzato vicino a Saigang, dove passa una faglia sismica che taglia a metà il Paese lungo una direttrice nord-sud, a una ventina di chilometri dalla città storica e antica capitale precoloniale di Mandalay, seconda città del Myanmar, sulle rive del fiume Irrawaddy, dov’è crollato un ponte in ferro, piena di templi e pagode antichi e monumenti storici. 

L’Usgs spiega che il sisma principale, che ha avuto origine a soli 10 chilometri di profondità alle 14.20 (ora locale), ha colpito con effetti potenti anche in Cina, nella remota provincia montagnosa dello Yunnan, e soprattutto in Thailandia, dove nella capitale Bangkok, a mille chilometri dall’epicentro, è crollato un grattacielo di 30 piani in costruzione, con decine di operai dispersi (almeno 80, secondo alcune fonti) e almeno 4 vittime accertate. 

Tremori sono stati avvertiti anche nei vicini Laos e Vietnam. Secondo l’istituto geosismico italiano (Ingv), la scossa principale è stata di 300 volte più potente di quella di Amatrice del 2016. Quello stesso anno in Myanmar si era verificato quello che allora era stato definito il terremoto recente più potente, che aveva causato 3 morti e molti crolli. 

La giunta militare golpista, al potere in Myanmar dal 2021, ha lanciato un appello urgente per aiuti umanitari alla comunità internazionale: una mossa inusuale per un governo militare, che fa intravvedere come il disastro possa avere proporzioni enormi in un Paese povero, isolato e percosso da conflitti armati.  

Uno dei primi Paesi ad offrire aiuto è stato l’India, che ha offerto assistenza anche alla Thailandia. Il bilancio delle vittime, che si teme drammatico, è in continuo aggiornamento, anche se le informazioni circolano con difficoltà nel Paese.  

La giunta ha dichiarato lo stato d’emergenza in sei province: Sagaing, Mandalay, Bago, Magway e nello stato autonomo orientale di Shan. Il capo della giunta, Min Aung Hlaing, ha visitato l’ospedale principale della moderna capitale Naypyidaw, secondo quanto riferito dall’Afp, che dà conto di “feriti in massa” che si accumulano dentro e fuori dalla struttura, che ospita 1.000 posti letto, con pazienti allineati a terra fuori dal pronto soccorso, con molti che si “contorcono dal dolore” e sono assistiti dai familiari.

La città storica di Mandalay, l’antica capitale pre-coloniale e ricca di templi buddisti storici e monumenti antichi, ha subito gravi crolli, secondo quanto si vede da immagini diffuse sui social e sui media. Fonti giornalistiche Afp a Naypyidaw, l’attuale capitale, hanno detto che le strade sono state piegate dalla forza tellurica e molti edifici hanno subito ingenti danni.  

Le scosse sono state avvertite anche nel nord della Thailandia e fino alla capitale Bangkok, dove i residenti sono corsi in strada, mentre gli edifici tremavano. “L’ho sentito e stavo dormendo in casa, sono corso il più lontano possibile in pigiama fuori dall’edificio”, ha raccontato Duangjai, residente della popolare città turistica di Chiang Mai, nel nord della Thailandia.  

Il premier thailandese, Paetongtarn Shinawatra, ha convocato d’urgenza il governo e dichiarato lo stato d’emergenza a Bangkok. Il crollo di un grattacielo in costruzione - le cui immagini in diretta sono state riprese da vari media - ha provocato almeno quattro morti accertati, mentre è incerto il numero dei lavoratori rimasti sotto le macerie: alla prima stima di 43 ne sono seguite altre, fino ad arrivare ad almeno 80.  

Il potente terremoto ha raggiunto anche la provincia sud-occidentale cinese dello Yunnan, che confina a est con la Birmania. I video trasmessi dall’emittente statale cinese Beijing News mostrano una strada nella città di Ruili, al confine birmano, disseminata di detriti e una decina di soccorritori in tute arancioni e caschi, dietro un cordone di sicurezza. 

L’US Geological Survey ha diramato un’allerta rossa per vittime e danni dopo il terremoto di magnitudo 7,7 in Myanmar. Sul suo sito web si legge che “è probabile che si verifichino numerose vittime e danni ingenti e che il disastro sia molto diffuso”, allertando sul pericolo che “si verifichino migliaia di decessi”, riporta Sky News. 

Anche la Croce Rossa ha allertato circa il pericolo di incidenti per la popolazione: molti edifici e infrastrutture pubbliche sono rimasti danneggiati o sono crollati a causa del terremoto. A preoccupare in particolar modo è lo stato delle dighe, ha specificato la Croce Rossa, come spiegano i media internazionali. 

“Le infrastrutture pubbliche sono state danneggiate, tra cui strade, ponti ed edifici pubblici. Attualmente abbiamo preoccupazioni per le dighe”, ha detto Marie Manrique, coordinatrice del programma per la Federazione Internazionale della Croce Rossa ai giornalisti a Ginevra, tramite collegamento video da Yangon.