ROMA - Non solo un nuovo sequestro a carico di una società del colosso tedesco Dhl, in una delle ormai decine di indagini milanesi sul fenomeno della somministrazione illecita di manodopera e sui cosiddetti “serbatoi” di lavoratori, stavolta c’è stata anche una maxioperazione in tutta Italia condotta dai carabinieri dei Nuclei ispettorato del lavoro in un filone parallelo di inchiesta per caporalato, con controlli su 45 hub e aziende in rapporti con Dhl Express Italy e quasi mille driver delle consegne.
Sul fronte patrimoniale, il Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf ha congelato in via preventiva e d’urgenza, su disposizione dei pm Paolo Storari e Valentina Mondovì per l’ipotesi di frode fiscale sull’Iva, oltre 46,8 milioni di euro a carico della srl parte del gruppo controllato da Deutsche Post Ag.
Già nel giugno 2021 la stessa Procura, che sta portando avanti da anni moltissime indagini simili sui big della logistica, dei trasporti e dei servizi di vigilanza e non solo, aveva sequestrato oltre 20 milioni di euro a Dhl.
In un fascicolo, pure in quel caso, con al centro lo stesso sistema basato su un giro di false fatture e su finte cooperative che assumevano formalmente i fattorini e che avrebbe favorito “lo sfruttamento dei lavoratori”, ai quali non venivano versati contributi previdenziali e assicurativi, oltre che pratiche di concorrenza sleale.
È stato accertato anche di nuovo il fenomeno della “transumanza di lavoratori” da una società, più o meno fantasma, all’altra, che avrebbe riguardato, secondo i pm, almeno 357 lavoratori dei quasi 15mila impiegati nella rete di aziende satellite.
In generale, secondo i pm, Dhl Express avrebbe usato il sistema di esternalizzazione irregolare della manodopera per massimizzare il profitto, con sfruttamento dei lavoratori e ingenti danni all’erario. Contemporaneamente, i Carabinieri per la Tutela del lavoro hanno effettuato controlli su 918 lavoratori in 30 province, dei quali 676 intervistati su condizioni di lavoro, retribuzione e modalità di svolgimento dell’attività.
Gli autisti delle consegne, stando agli accertamenti, lavoravano formalmente per le società ’satellite’, ma in realtà svolgevano i servizi per Dhl e la gestione delle consegne era regolata da una app in grado di “geolocalizzare costantemente gli autisti durante la prestazione di lavoro, registrando tragitti, pause, soste, tempi e modalità di consegna”.
Su 51 società appaltatrici dei servizi, quindici sono risultate irregolari.
Come nel caso che di recente ha riguardato FedEx, i pm nel decreto danno conto del fatto che anche Dhl Express aveva preso parte all’accordo per il rinnovo del contratto collettivo nazionale su logistica e trasporti, ma allo stato, segnala la Procura guidata da Marcello Viola, non ci sono state “modifiche sostanziali alle politiche di impresa” in questo senso.