ROMA - Nonostante i tentativi di isolarlo e gli attacchi che gli sono piombati addosso da tutte le parti, perché si teme che le sue critiche possano indebolire il governo, Alessandro Di Battista non molla e stavolta piccona duramente il suo Movimento 5 Stelle.

A coloro che si sono scandalizzati per l’uscita in cui definiva quella delle ultime elezioni “la sconfitta più grave nella storia del M5s”, Di Battista risponde di essersi semplicemente limitato a “constatare una realtà, con la preoccupazione di chi ci tiene al M5s”. E questa preoccupazione, come spiega, è dettata soprattutto dagli effetti nefasti dell’alleanza con il Pd. “è come la morte nera”, dice in tono grave, in particolare in un momento in cui si sta andando verso una legge di tipo proporzionale, dove le alleanze non hanno più senso. “Così facendo - aggiunge - si andrà verso un indebolimento del M5s, che diventerà magari un partito come l’Udeur di Mastella, buono forse più per la gestione di poltrone e di carriere. Non è ciò per cui io ho combattuto”.

Parole durissime che hanno portato a reazioni ancora più dure da parte dei vertici del M5s, dove in molti accusano Di Battista di voler puntare, con questa sua critica serrata della dirigenza, a prendere il controllo del M5s, diventandone l’unico capo politico. Un’accusa che però Di Battista respinge al mittente. “Non mi interessa fare carriera politica - assicura -. Se mi interessasse fare carriera politica semmai mi allineerei a un pensiero che all’interno del Movimento è piuttosto maggioritario, dominante. Sarebbe più facile e vivrei più sereno”. E per mettere fine all’accusa di non essersi sporcato le mani, replica con un retroscena. “Mi fu offerto un posto nel governo e accettai, ma il Pd pose come condizione al mio ingresso nell’esecutivo, l’ingresso anche di Maria Elena Boschi. A quel punto feci un passo indietro e lo stesso Di Maio mi ringraziò”.