CANBERRA - La gran parte degli aerei, navi e sommergibili più costosi dell’esercito australiano è vulnerabile anche agli attacchi portati con i droni meno sofisticati. Gli F-35 da miliardi di dollari sono protetti solo da tettoie solari, mentre i grandi velivoli come i C-17 i KC-30 e i Poseidon si trovano esposti al sole sulle piste della base di Amberley, nel Queensland. Marc Ablong dell’Australian Strategic Policy Institute fa osservare come Google Maps riveli a chiunque le infrastrutture militari, le postazioni di guardia e persino i punti deboli nelle recinzioni.

Ablong chiede interventi immediati: strutture in cemento, bunker e protezioni contro i droni. David Kilcullen, autore di pubblicazioni, stratega ed esperto australiano di controinsurrezione, sottolinea come i recenti conflitti in Medio Oriente ed Europa abbiano dimostrato l’efficacia devastante dei droni dal costo di produzione estremamente contenuto. In Ucraina, droni da meno di 1000 dollari hanno distrutto miliardi di dollari in aerei russi. Israele ha fatto lo stesso con gli F-14 iraniani.

Paesi come Taiwan e Norvegia proteggono i loro caccia in bunker di cemento, mentre l’Australia lascia F-35 e P-8 Poseidon scoperti all’aperto. “È come lasciare una Ferrari in strada con la chiave nel cruscotto”, dice Ablong.

La distanza geografica non è più una garanzia di sicurezza: alcuni droni hanno coperto distanze superiori a 4mila km. Il Dipartimento della Difesa afferma di mantenere sotto osservazione i conflitti in corso nel mondo per adattare le proprie strategie e sta investendo in tecnologie anti-droni, ma il programma completo non sarà operativo prima del 2032. Nel frattempo, le vulnerabilità restano e gli esperti avvertono: l’Australia deve agire subito.