GAZA –  Sempre più preoccupante la situazione in Medio Oriente che, nel fine settimana, ha visto un ulteriore inasprimento delle azioni sul campo mentre, contemporaneamente, si è svolto a Roma un nuovo incontro per discutere del piano di pace sulla base della nuova proposta israeliana per un accordo sul cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi.

I negoziati hanno visto la partecipazione di una delegazione israeliana, guidata dal capo del Mossad David Barnea, il direttore della Cia William Burns, il premier del Qatar, Mohammed al-Thani, e il capo dell’intelligence egiziana, Abbas Kamal.

Ma raggiungere un accordo non è certamente semplice, anche alla luce degli avvenimenti delle scorse ore, quando un campo da calcio nel villaggio druso-israeliano di Majdal Shams, sulle alture del Golan nel nord di Israele, è stato colpito da un drone partito dal sud del Libano, causando almeno 12 morti, la maggior parte dei quali bambini.

Il portavoce delle Forze di difesa israeliane Daniel Hagari ha commentato l’incidente definendolo “il più grave” avvenuto fino ad oggi, “un disastro nazionale che si è abbattuto sullo Stato d’Israele. Hezbollah è dietro questo disastro ed è  responsabile delle sue conseguenze”.

Da parte sua, il gruppo sciita libanese ha negato di aver attaccato la città di Majdal Shams, sebbene abbia rivendicato fino a sette attacchi in altre zone del nord d’Israele, inclusa una base militare sulle alture del  Golan.

Si teme che quest’ultima azione possa dare una cambio di direzione alla guerra, dopo le parole del premier israeliano Benjamin Netanyahu che, di rientro dalla sua visita negli Stati Uniti, ha affermato che “Hezbollah pagherà un prezzo più alto di quanto abbia mai pagato”. Voce a cui ha fatto eco il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz che durante un’intervista televisiva ha affermato che “non c’è dubbio che Hezbollah abbia oltrepassato tutte le linee rosse”, aggiungendo che “siamo di fronte a una guerra totale”.

E, quasi a voler fugare ogni dubbio, almeno cinque città e villaggi del Libano meridionale sarebbero stati colpiti da attacchi aerei israeliani durante la giornata di ieri, secondo quanto riportato dai media libanesi.  

In una nota del Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, gli Stati Uniti hanno fatto sapere che “continueranno a sostenere gli sforzi per porre fine a questi terribili attacchi lungo la Linea Blu, che deve essere una priorità assoluta. Il nostro sostegno alla sicurezza di Israele è ferreo e incrollabile contro tutti i gruppi terroristici sostenuti dall’Iran, tra cui Hezbollah libanese”.

Anche il capo della politica estera dell’Ue, Josep Borrell, ha condannato il “bagno di sangue” avvenuto sulle alture del Golan annesse a Israele e ha chiesto un’indagine internazionale indipendente ed esortando “tutte le parti a esercitare la massima moderazione e a evitare ulteriori escalation”. 

Attacco, quello sulle alture del Golan, avvenuto a poche ore di distanza da un’altra tragedia, causata dai raid israeliani lanciati sul complesso scolastico di Khadijah che, secondo l’agenzia di protezione civile di Gaza, ospitava circa 4.000 sfollati, nella zona ovest della città di Deir al-Balah, al centro della Striscia. Almeno 30 morti il bilancio non ancora definitivo dell’attacco, mentre un altro bombardamento sulla parte orientale di Khan Yunis ha colpito l’ospedale Nasr.

Le Forze di difesa israeliane (Idf), hanno giustificato l’incursione contro la scuola a Deir al-Balah spiegando che all’interno del complesso si sarebbe trovato un centro di comando e controllo di Hamas, colpito nel raid. L’esercito ha anche affermato che il sito sarebbe stato utilizzato dagli uomini di Hamas per pianificare e portare a termine attacchi contro le truppe dell’Idf a Gaza e contro Israele, ma anche per sviluppare e immagazzinare armamenti.

Per mitigare i danni ai civili, l’Idf ha fatto sapere di aver adottato “molte misure”, tra cui l’uso di “munizioni adattate al tipo di attacco”, sorveglianza aerea e altre attività di intelligence.

“Questo è un ulteriore esempio della sistematica violazione del diritto internazionale da parte dell’organizzazione terroristica Hamas e dello sfruttamento delle strutture civili e della popolazione come scudi umani per i suoi attacchi contro lo Stato d’Israele”, ha dichiarato l’esercito di Tel Aviv in una nota. 

Dall’altro lato, con un comunicato, Hamas ha condannato l’aggressione di Deir al-Balah, sottolineando che “il massacro della scuola è un crimine che conferma il disprezzo di Israele di qualsiasi valore umano, e contrario a ogni diritto di guerra”.

Il gruppo terroristico che controlla Gaza ha anche affermato che Tel Aviv “continua a commettere massacri contro i civili senza alcuna deterrenza e con la copertura criminale fornita dall’amministrazione americana. Invitiamo la comunità internazionale e le Nazioni Unite a rompere la politica del silenzio e ad adottare misure per costringere l’occupazione a porre fine ai suoi crimini”.  

E, mentre sul campo la tensione non accenna a diminuire, la diplomazia prosegue il suo lavoro, nel tentativo di mettere un freno a una possibile escalation del conflitto e dare supporto alla popolazione civile, con il primo ministro australiano, Anthony Albanese che, con i leader di Canada e Nuova Zelanda, ha rilasciato una dichiarazione congiunta per chiedere l’immediato cessate il fuoco su Gaza.