Da sempre, il settore della ristorazione a Brisbane è uno dei principali canali d’ingresso per i giovani lavoratori italiani in cerca di opportunità di carriera e, soprattutto, di una possibilità di ottenere la residenza permanente in Australia. Tuttavia, le regole attuali imposte dal sistema d’immigrazione hanno creato una dinamica di dipendenza che, in molti casi, si avvicina a una forma di sfruttamento.

Secondo la normativa vigente, la possibilità per un lavoratore di richiedere la residenza permanente dipende dal supporto e dall’autorizzazione esplicita del datore di lavoro. Questo implica che, senza il consenso del datore, un lavoratore non può procedere con la richiesta di PR, anche se ha accumulato anni d’esperienza e contribuito significativamente all’azienda. Inoltre, con l’aumento dell’instabilità nel settore causato dall’inflazione e dal post-Covid, molti datori di lavoro sono costretti a chiudere le loro attività, lasciando i lavoratori sponsorizzati senza un futuro certo in Australia. Se il datore di lavoro nega l’autorizzazione o chiude l’azienda, il lavoratore è costretto a cercare un nuovo sponsor o a lasciare il Paese.

La storia di Marco è emblematica di questa situazione. Dopo dieci anni trascorsi a Brisbane, durante i quali ha investito risorse economiche e personali per formarsi e costruire una carriera solida nel settore della ristorazione, Marco ha visto crollare tutti i suoi sogni in un solo giorno. Dopo una discussione con il suo datore di lavoro, è stato licenziato in tronco, il giorno prima dell’invio della sua richiesta di residenza permanente al dipartimento d’immigrazione.

La sua esperienza evidenzia quanto il sistema sia sbilanciato a favore del datore di lavoro. Nonostante avesse lavorato per anni nella stessa azienda e avesse rispettato tutte le condizioni previste dal programma di sponsor, il suo destino è stato determinato dall’umore e dalla volontà di una sola persona: il suo datore di lavoro. Marco non è un caso isolato. Molti lavoratori del settore della ristorazione a Brisbane vivono situazioni simili. Dopo aver investito anni della propria vita in Australia, frequentando corsi di formazione e accumulando esperienza professionale, si trovano in una condizione di totale dipendenza dal datore di lavoro. Non è raro che il datore utilizzi questa leva per esercitare pressioni sui dipendenti, chiedendo orari straordinari non pagati o imponendo condizioni di lavoro precarie, sapendo che il lavoratore è costretto ad accettarle per non compromettere il percorso verso la residenza permanente.

A complicare ulteriormente la situazione, il settore ristorazione a Brisbane è stato colpito duramente dall’inflazione e dagli effetti economici del post-Covid. L’aumento dei prezzi delle forniture alimentari, delle materie prime e degli affitti delle location ha reso i business come ristoranti e caffè estremamente instabili. Questo ha portato a un alto turnover di aperture e chiusure, con molti locali che riescono a sopravvivere solo per pochi anni.

Di conseguenza, anche i lavoratori sponsorizzati si trovano in una situazione di precarietà crescente, poiché un datore di lavoro che chiude l’attività potrebbe lasciarli improvvisamente senza sponsor e, quindi, senza un futuro certo in Australia. Una nuova legge consente ai lavoratori di rimanere in Australia per sei mesi dopo la cancellazione di uno sponsor, dando loro la possibilità di trovare un altro datore di lavoro disposto a sponsorizzarli. Tuttavia, gli anni accumulati per richiedere la PR si azzerano, rendendo il percorso ancora più arduo. Inoltre, è particolarmente difficile trovare un altro sponsor nel settore ristorazione, che è in crisi e soffre di un’elevata instabilità economica. La pressione economica grava su entrambe le parti, ma sono spesso i lavoratori a pagare il prezzo più alto.

L’attuale meccanismo di sponsorizzazione è stato concepito per garantire che i datori di lavoro possano colmare le carenze di manodopera qualificata in settori specifici. Tuttavia, nella pratica, ha portato a uno squilibrio di potere che mette a rischio i diritti fondamentali dei lavoratori.

Organizzazioni sindacali e associazioni per i diritti dei lavoratori hanno già chiesto una riforma del sistema. Una delle proposte è consentire ai lavoratori di richiedere la PR in modo indipendente, basandosi sui loro anni di lavoro e sul contributo dato al Paese, anziché legare la loro permanenza in Australia al consenso di un singolo datore di lavoro.

La storia di Marco è un monito per tutti coloro che intendono intraprendere la strada della sponsorizzazione. Se da un lato il programma offre una porta di ingresso nel mercato del lavoro australiano, dall’altro crea un rapporto di subordinazione che può trasformarsi in una trappola. Finché il sistema non verrà riformato, lavoratori come Marco continueranno a trovarsi esposti a licenziamenti arbitrari e a perdere anni di sacrifici e investimenti, con l’unica opzione di lasciare il Paese che hanno contribuito a costruire.