BRUXELLES - L’Italia viola i diritti degli studenti con disabilità. A stabilirlo è il Comitato europeo dei diritti sociali, organo del Consiglio d’Europa, in una decisione resa pubblica oggi a Strasburgo. Secondo l’istituzione internazionale, il sistema scolastico italiano fallisce nel fornire un supporto adeguato, affidandosi a insegnanti di sostegno in maggioranza non specializzati e penalizzati da un impiego precario. 

Il pronunciamento nasce da un esposto presentato nel 2021 dall’Anief, associazione sindacale di docenti e ricercatori. Nel ricorso si sosteneva che l’attuale gestione scolastica calpestasse il diritto all’indipendenza, all’integrazione sociale e alla partecipazione alla vita comunitaria delle persone con disabilità. 

I dati evidenziati nell’esposto descrivono una situazione critica.  Oltre il 56% dei docenti di sostegno viene assunto con contratti a termine che scadono il 30 giugno. Inoltre, il 79% degli insegnanti impiegati non possiede una qualifica specifica per l’insegnamento ad alunni con disabilità. 

La frequente sostituzione dei docenti priva circa 170mila alunni (il 59% del totale) di una figura di riferimento costante, compromettendo la continuità didattica. A complicare questa situazione, molte famiglie sono costrette a rivolgersi annualmente ai Tribunali per ottenere l’assegnazione di un insegnante o un numero adeguato di ore di sostegno. 

Il verdetto del Comitato condanna il sistema scolastico italiano sue due fronti. Da un lato, è stato calpestato il diritto al lavoro: la sentenza mette sotto accusa il ricorso massiccio a contratti precari, che costringe un numero altissimo di insegnanti a un’incertezza perenne, aggravata dal fatto che a moltissimi di loro non viene offerto un percorso di qualificazione professionale adeguato. 

Dall’altro lato, questa instabilità si riflette direttamente sugli studenti, traducendosi in una ferita profonda al diritto all’istruzione inclusiva. Secondo il Comitato, l’articolo 15 della Carta - che dovrebbe garantire a ogni alunno disabile l’accesso a una formazione paritaria - rimane nei fatti inapplicato.  

L’ostacolo è doppio: da una parte la “porta girevole” dei docenti, che cambiano ogni anno impedendo qualsiasi legame didattico duraturo, e dall’altra il dato allarmante di un insegnante su tre che si ritrova in classe senza la specializzazione necessaria per rispondere ai bisogni specifici dei ragazzi. Per Strasburgo, non è solo un problema burocratico, ma una barriera reale che impedisce l’integrazione sociale promessa dai trattati internazionali.  

Il Comitato ha anche stabilito che vi è una violazione dell’articolo 15 della Carta, dato che l’accesso degli alunni con disabilità all’istruzione inclusiva è “ostacolato dalla persistente precarietà occupazionale di una percentuale significativa di insegnanti di sostegno” e dalla “mancanza di specializzazione nell’istruzione inclusiva per un insegnante di sostegno su tre”; che non c’è violazione dell’articolo 15 per quanto riguarda le azioni legali che le famiglie devono sobbarcarsi per tutelare il diritto dei figli all’istruzione. 

Nell’articolo 15 della Carta sociale europea gli Stati si impegnano “ad adottare i provvedimenti necessari per somministrare alle persone inabili o minorate un orientamento, un’educazione ed una formazione professionale nel quadro del diritto comune ogni qualvolta ciò sia possibile oppure, se tale non è il caso, attraverso istituzioni specializzate pubbliche o private”.