GIACARTA - Sei persone hanno perso la vita e l’Australia, che ogni anno conta circa 1,4 milioni di viaggiatori verso l’arcipelago, ha immediatamente aggiornato i suoi avvisi: il Dipartimento degli Affari Esteri invita a evitare manifestazioni e a tenere d’occhio i media locali, sottolineando che anche Bali e altre città turistiche come Denpasar, Surabaya e Yogyakarta sono state interessate da disordini.
Secondo l’analista Stanislaus Riyanta dell’Università dell’Indonesia, i manifestanti appartengono a tre gruppi distinti: idealisti come studenti, lavoratori e autisti di piattaforme digitali che chiedono responsabilità per la morte di un loro collega; giovani spinti dal “FOMO” (Fear Of Missing Out) e dal richiamo dei social media, senza una rivendicazione precisa; e infine frange anarchiche dedite alla distruzione e al saccheggio. Quest’ultimo gruppo, ha avvertito Riyanta, rischia di innescare un effetto domino, come dimostrano gli attacchi a residenze di politici e ministri, tra cui quella della titolare delle Finanze, Sri Mulyani.
Pur non vedendo prove di un’unica regia o di ingerenze straniere, l’esperto riconosce elementi di coordinamento che fanno temere un’escalation. Per l’Australia, osservatrice attenta della stabilità regionale, resta aperta la possibilità che attori esterni possano sfruttare il malcontento interno per destabilizzare il vicino più popoloso. Le cosiddette “rivoluzioni colorate”, viste in altri contesti, alimentano la preoccupazione che proteste spontanee possano trasformarsi in crisi pilotate dall’esterno.
Il presidente Prabowo Subianto, insediatosi da poco, ha chiesto ai cittadini di “restare calmi e avere fiducia nel governo”, promettendo di difendere gli interessi della nazione. Ma la sua leadership, già sotto pressione, deve ora fronteggiare tensioni sociali in un Paese cruciale per l’equilibrio dell’Indo-Pacifico.
Per Canberra, l’Indonesia non è soltanto una meta turistica, ma un partner strategico in materia di commercio, sicurezza e gestione dei flussi migratori. Un prolungato periodo di instabilità potrebbe avere ripercussioni economiche e geopolitiche anche per l’Australia, oltre a esporre migliaia di viaggiatori a rischi diretti.
Il quadro resta fluido: ciò che è iniziato come protesta studentesca e sindacale si è intrecciato con rabbia sociale, opportunismo giovanile e violenza anarchica. L’esito dipenderà dalla capacità del governo indonesiano di ristabilire ordine senza alimentare ulteriore repressione, mentre gli osservatori australiani restano vigili di fronte al rischio che la miccia delle proteste venga sfruttata da forze più ampie, interne o esterne.