BUENOS AIRES – Il governo argentino ha presentato al Congresso il progetto di legge sul “Principio di Innocenza Fiscale”, una riforma che punta a trasformare il sistema tributario, passando da quello che definisce un modello “persecutorio” a uno che garantisca “sicurezza giuridica” ai risparmiatori. Tuttavia, l’iniziativa è già oggetto di polemiche: i critici avvertono che potrebbe agevolare il riciclaggio di denaro e mancare di controlli sull’origine dei fondi non dichiarati.
La posizione ufficiale: fine alla “persecuzione fiscale”
Il direttore esecutivo di Arca, Juan Pazo, e il deputato José Luis Espert hanno difeso la riforma come un cambiamento di paradigma: invece di presumere la colpevolezza del contribuente, sarà lo Stato a dover dimostrare eventuali irregolarità prima di procedere con azioni legali.
“Vogliamo mettere fine alla logica secondo cui il fisco perseguita chi risparmia, costringendolo a giustificare ogni movimento. Ora, se Arca non è in grado di provare un reato, il contribuente sarà tutelato”, ha dichiarato Pazo.
Tra le misure principali, si evidenziano:
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L’aumento delle soglie per considerare reati di evasione (da 1,5 milioni a 100 milioni di pesos nei casi semplici).
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Meccanismi per regolarizzare i debiti prima di arrivare a un processo penale.
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Divieto di ispezioni arbitrarie per incrementi patrimoniali nei regimi fiscali semplificati.
Espert ha insistito sul fatto che il progetto “libera il cittadino dall’angoscia di essere indagato solo per il fatto di avere dei risparmi”, accusando i critici di “preferire uno Stato che opprime, piuttosto che uno che incentiva la formalizzazione”.
Le critiche: una porta aperta al riciclaggio?
Da ambienti giuridici e oppositori arrivano tuttavia dure obiezioni, secondo cui il progetto allenterebbe controlli fondamentali per individuare denaro di provenienza illecita. “Alzare così tanto le soglie per indagare l’evasione ed eliminare strumenti di controllo facilita la regolarizzazione di capitali opachi senza un adeguato esame”, ha avvertito Laura Alonso, ex titolare dell’Ufficio Anticorruzione.
Tra i rischi segnalati:
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Mancata protezione contro il riciclaggio: aumentando gli importi minimi per configurare reati, operazioni frammentate potrebbero sfuggire ai sospetti.
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Meno controlli sull’origine del denaro: vietando ad Arca di indagare patrimoni sospetti in assenza di una denuncia penale, sarà più difficile verificare se i fondi provengano da attività illegali come narcotraffico o corruzione.
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Indebolimento degli standard internazionali: organismi come il Gafi (Gruppo d’azione finanziaria internazionale) richiedono controlli attivi sui fondi non dichiarati.
Il dibattito in Congresso: sicurezza giuridica vs controllo del crimine
Mentre il governo celebra la riforma come un modo per “degiudizializzare” la vita del contribuente comune, i critici chiedono garanzie per evitare che la misura si trasformi in uno strumento di impunità per i circuiti finanziari opachi.