Figlio di genitori originari di Bari, Domenic rappresenta una nuova generazione di italo-australiani: giovani pienamente integrati nella società australiana, ma ancora profondamente legati alla propria eredità culturale.
“L’italiano è stata la mia prima lingua. I miei genitori hanno sempre insistito che a casa si parlasse italiano – racconta –. Per loro, era fondamentale che non perdessi quel legame”.
Eppure, se da bambino non ha mai vissuto episodi di discriminazione, la storia familiare racconta un altro tempo. La madre, emigrata da bambina, ha subìto episodi di razzismo e isolamento: nomignoli, prese in giro per il cibo portato da casa, il bisogno di rifugiarsi nella comunità italiana per sentirsi accettata.
“Le esperienze che ha vissuto lei non hanno niente a che vedere con la mia infanzia. A scuola ero semplicemente un ragazzo australiano come gli altri”, ricorda Domenic.
Questo cambiamento sociale ha aperto nuovi spazi per vivere l’identità italo-australiana in modo più fluido.
“Oggi non c’è più lo stesso bisogno di chiudersi nella comunità per proteggersi. Ma ci sono ancora motivi forti per tenere viva la cultura italiana, soprattutto attraverso la lingua, i viaggi, il cibo e iniziative come quelle di GIA – il gruppo di giovani italo-australiani”.
Pur non essendo attivamente coinvolto nelle associazioni, Domenic riconosce l’importanza di queste realtà: “Servono spazi dove i giovani possano incontrarsi, parlare italiano, condividere storie ed esperienze. Sono opportunità per sentirsi parte di qualcosa”.
Nel suo futuro, vede la possibilità di viaggiare, anche per lavoro, e tornare in Italia ogni volta che può.
Ma il legame resta saldo: “L’Italia è casa, anche se sono cresciuto qui. E credo sia importante che la nostra generazione continui a coltivare questo senso d’appartenenza”.