Si considera un buon mediatore. Se non fosse così, Domingo Mazza non sarebbe riuscito a vincere nel 2022 le elezioni per il Comites di Morón (che comprende anche La Matanza, Hurlingam e Ituzaingó, nell’area metropolitana di Buenos Aires), con una lista dal nome esplicito: Integrazione.
Con essa e con una paziente opera di tessitura è riuscito a fare stare insieme, nella stessa lista, Partito Democratico e Lega, in un Paese – l’Argentina – da sempre caratterizzato da una forte polarizzazione politica, la cosiddetta grieta.
“Sono molto bravo nel gestire le relazioni interpersonali – ammette con orgoglio –. Un po’ per carattere, un po’ per necessità professionale”. A insegnarglielo è stato il lavoro al Congreso (Parlamento) argentino, dove è a capo della Direzione generale delle pubblicazioni, e all’Università di Morón, come decano della facoltà di Economia. Politica e accademia, in effetti, sono due campi nei quali dovrebbero prevalere l’ascolto, il dialogo e il confronto. Dove alimentare le divisioni e le consorterie non porta mai buoni risultati, non a lungo termine.
Alla testa del Comites con maggiore densità di italiani al mondo, Mazza è un profondo conoscitore del territorio della sua circoscrizione, nel quale vive da sempre. Mette a disposizione dei suoi elettori una sfilza di titoli universitari (tra i tanti, la laurea in Economia, un master ottenuto a Montreal, in Canada, e un dottorato in Relazioni Internazionali all’Universidad del Salvador a Buenos Aires), una profonda conoscenza dell’economia (è anche docente di Analisi economica e finanziaria alla facoltà di Diritto dell’Università di Buenos Aires) e una certa dimestichezza con il funzionamento del Parlamento. “Il Comites, in fondo, è un parlamento in miniatura” osserva.
Essere figlio di italiani, anzi di calabresi, come sottolinea più volte, avere studiato i flussi migratori lo ha reso sensibile alle esigenze dei nostri connazionali. L’appartenenza a due culture, quella italiana e quella argentina, lo aiuta comprendere codici e caratteristiche di entrambe.
“Il Comites è un organo di rappresentanza degli italiani all’estero – spiega –. Il nostro lavoro è comprendere le necessità del territorio e presentarle al governo italiano, collaborando per risolverle”.
In questo momento, per esempio, i consolati non riescono a farsi carico del gran numero di pratiche per ottenere la cittadinanza, con liste d’attesa di anni. Anche per rinnovare il passaporto i tempi si allungano, con buona pace del diritto alla mobilità e alla libera di circolazione delle persone garantita dalla Costituzione. Il Comites si fa portavoce di queste esigenze, anche se si tratta di un organo consultivo e non esecutivo, che si muove all’interno dell’articolazione tra lo Stato italiano e i consolati.
Come si spiega tanto interesse per il riconoscimento della cittadinanza? “Per qualcuno significa solo avere un passaporto che consenta di viaggiare in Europa e in altri paesi occidentali senza problemi – risponde Domingo –. Per altri subentra la speranza, prima o poi, di trasferirsi in Italia, uno dei 7 paesi più industrializzati del mondo. Certo, fermo da 15 anni, per quanto riguarda la crescita economica, ma stabile, almeno rispetto all’Argentina”.
Infine la grande popolarità di cui godono figure come Dante o Leonardo da Vinci, il revival della storia romana, la sensazione di un’affinità culturale, pensata come vie di fuga da un’Argentina sempre sulle montagne russe. “In un momento in cui la creatività italiana non è sparita – dice Domingo – ma resta latente, non riesce a emergere per mancanza di risorse”.