STOCCOLMA - Stig Engstrom, noto anche come “Skandia Man” e che era stato tra i sospettati dell’omicidio avvenuto a Stoccolma, si è suicidato nel 2000. “La persona in questione è morta, non possiamo incriminarlo e abbiamo deciso di chiudere l’indagine”, ha spiegato il procuratore capo aggiungendo che Engstrom “agì come riteniamo che agì l’assassino” del premier, che sparò in una delle strade più affollate del centro di Stoccolma, Sveavagen, dopo che Palme aveva mandato a casa la scorta ed era stato al cinema con la moglie Lisbet, il figlio Marten e la sua fidanzata.
Palme, all’epoca 59enne, colpito alla schiena, morì sul colpo. Sulla scena vennero trovati i bossoli di una 357 Magnum che non è mai stata ritrovata. Ci furono decine di testimoni che videro un uomo armato fare fuoco e poi sparire.
Petersson ha spiegato anche che inizialmente Stig Engstrom non era stato al centro delle indagini ma quando gli investigatori avevano scavato nel suo passato avevano scoperto che era abituato a usare le armi, era stato nell’esercito ed era iscritto a molti poligoni. Inoltre, e questo collima con la teoria del lupo solitario che agisce per questioni ideologiche, Skandia Man (chiamato così perché lavorava per la compagnia assicurativa Skandia) faceva parte di un circolo politico critico delle idee di Palme e delle sue iniziative. Inoltre Engstrom aveva avuto problemi economici e dipendenza dall’alcol.
La sera dell’omicidio Engstrom aveva lavorato fino a tardi nella sede della Skandia che si trova vicino al luogo del delitto. Era stato identificato come sospettato dal giornalista Thomas Pettersson ma la polizia aveva iniziato a indagare su di lui solo 18 anni dopo.
Gli investigatori scoprirono che aveva mentito su cosa accadde dopo l’assassinio, sostenendo di aver tentato di rianimare il primo ministro.