NAYPYIDAW - Le inaspettate piogge torrenziali hanno aggravato la situazione di emergenza in cui si trovano migliaia di persone rimaste senza casa dopo il terremoto in Myanmar del 28 marzo, costringendo le persone a rischiare la vita cercando rifugio in edifici danneggiati. Lo riferisce Jagat Patnaik, responsabile per la regione Asia di ActionAid.
“Migliaia di persone che hanno perso le loro case stanno dormendo all’aperto o in rifugi improvvisati spesso utilizzando solo teli di plastica, che offrono scarsa protezione contro le piogge monsoniche”, ha raccontato Patnaik.
Aumenta così anche il rischio di propagazione delle malattie trasmesse dall’acqua, come il colera e la diarrea, “che rappresentano ora una seria minaccia a causa della grave mancanza di servizi igienico-sanitari”. Nella zona del lago Inle, dove migliaia di persone sono state costrette a vivere su barche dopo il crollo delle loro case nel lago, i team umanitari locali partner di ActionAid hanno riferito che circa 600 persone condividono un solo bagno in un monastero.
Aung Min Naing, direttore del programma di Future Light Youth Development Organisation, una delle associazioni con cui lavora ActionAid a Sagaing conferma che “la pioggia battente è un disastro nel disastro per migliaia di famiglie che hanno perso tutto nel terremoto. I rifugi di bambù che abbiamo costruito sono stati progettati per offrire ombra dal calore intenso - non per resistere a piogge di questa intensità”. Un appello, dunque, ad intervenire con urgenza “per migliorare le condizioni igieniche prima che la situazione diventi ingestibile”.
Nel frattempo, la giunta militare del Myanmar ha annunciato un cessate il fuoco temporaneo fino al 22 aprile, con l’obiettivo di facilitare le operazioni umanitarie, accelerare gli interventi di ricostruzione e preservare la stabilità nel Paese. Anche altri gruppi armati coinvolti nel conflitto interno, che prosegue da oltre quattro anni, hanno aderito alla tregua.
Gli Emirati Arabi Uniti hanno dispiegato una task force umanitaria per sostenere le operazioni di soccorso in Myanmar. Su direttiva del Presidente degli Emirati, Sheikh Mohamed bin Zayed Al Nahyan, una squadra di ricerca e soccorso è stata inviata sul posto. Il contingente è composto da unità della Difesa Civile, polizia di Abu Dhabi, e della Guardia Nazionale e del Comando delle Operazioni Congiunte degli Emirati.
Secondo quanto riportato dall’agenzia statale Wam, l’intervento rientra “nell’ambito dell’impegno costante degli Emirati Arabi Uniti nel fornire assistenza immediata alle popolazioni colpite da calamità naturali, come espressione di solidarietà e fratellanza internazionale”. Attualmente, il team emiratino opera in sei località colpite del Myanmar, con turni alternati diurni e notturni per massimizzare l’efficienza dei soccorsi e raggiungere le aree più isolate.