BOLOGNA - Chiusura dello stabilimento bolognese della Toyota Material Handling: la decisione è stata comunicata dai sindacati ai rappresentanti dei lavoratori dello stabilimento del capoluogo regionale emiliano, nella zona di Bargellino, interessato dall’esplosione di mercoledì scorso, che ha provocato la morte di due lavoratori (il 34enne Fabio Tosi e il 37enne Lorenzo Cubello) e il ferimento di altri 11. 

Tutte le attività lavorative, non solo in presenza ma anche da remoto (nessuna esclusa), sono sospese fino a nuova comunicazione. Si è inoltre proceduto ad aprire la Cassa integrazione ordinaria, non si sa fino a quando. La Cassa integrazione, spiega la Rsu Fiom, non riguarderà il sito di Crespellano, che proseguirà le proprie attività. I sindacati hanno successivamente chiesto la convocazione del tavolo sulla sicurezza della Città metropolitana, “allargando a tutti quei soggetti che hanno fatto sì che il sistema di relazione di questo territorio sia tra i più avanzati d’Italia”. 

Come detto, due morti e 11 feriti è il bilancio dell’esplosione che si è verificata nello stabilimento Toyota Material Handling Manufacturing Italy di via Persicetana vecchia, a Bologna. A saltare in aria sarebbero stati un compressore e il capannone in cui è avvenuto lo scoppio, che ha fatto crollare metà della struttura. L’azienda progetta e produce carrelli controbilanciati elettrici, montanti e traslatori. In totale ha 850 lavoratori e al momento dell’incidente erano 300 quelli in turno. 

“Se pensiamo che questo è avvenuto in un’azienda che si chiama Toyota, vorrei ricordare che 20-30-40 anni fa il metodo Toyota nel mondo era considerato uno dei metodi centrali perché era una delle imprese all’avanguardia e c’erano zero infortuni, zero morti”, ha detto il segretario della Cgil, Maurizio Landini, commentando l’esplosione. 

“Vuol dire - ha aggiunto il sindacalista - che si è affermato in questi anni un modo di fare impresa per cui la sicurezza sul lavoro continua a essere un costo, non un vincolo. In un Paese come il nostro, in cui ci sono tre morti al giorno, si continua ad avere un aumento di infortuni e malattie professionali senza precedenti e provvedimenti burocratici che non servono ad affrontare il tema. Occorre un nuovo modello di fare impresa. Mettere al centro il lavoro e la persona vuole dire cambiare modo di fare impresa”. 
“Credo che si sia confermata l’assoluta inadeguatezza che c’è sul tema della salute e della sicurezza, che continua a essere considerato un costo e non un elemento di priorità - ha evidenziato Landini –. In questi giorni oltre a questo gravissimo incidente c’è stato un altro morto, in questo caso, nell’edilizia. Purtroppo questa situazione in cui ormai hai una media di tre morti al giorno va avanti da anni”.