LONDRA - La Gran Bretagna ha tempo fino alla fine di settembre per presentare una proposta di accordo scritta che permetta di evitare una Brexit “no deal” il 31 ottobre: lo ha dichiarato il premier finlandese e presidente di turno dell’Ue, Antti Rinne. Un ultimatum poi ‘ammorbidito’ dalla portavoce della Commissione europea, Mina Andreeva, secondo cui non c’è una scadenza precisa fissata, “ma ogni giorno conta”. “Secondo il punto di vista del premier Rinne il Regno Unito deve presentare una proposta scritta entro la fine del mese” di settembre, come si legge in un’email inviata dall’Ufficio del premier finlandese all’Agence France-Presse; quella di Rinne è una posizione condivisa peraltro con il presidente francese Emmanuel Macron, ma che non gode ancora di alcuna sanzione ufficiale da parte della Commissione. 
Londra nel frattempo ha presentato alcune proposte scritte in merito a delle possibili modifiche dell’accordo di Brexit: è quanto scrive il quotidiano britannico The Daily Express, citando fonti diplomatiche di Bruxelles. La notizia è stata confermata anche da fonti del governo britannico, che parlano di “documenti tecnici confidenziali” ma non di “soluzioni formali scritte” che verrebbero trasmesse “quando saranno pronte, senza fare caso a delle scadenze artificiali, e quando sarà chiaro che l’Ue intende impegnarsi costruttivamente a esaminarle come alternativa al backstop”.
La presentazione dei documenti è stata confermata anche dalla portavoce della Commissione europea, Mina Andreeva: “Abbiamo ricevuto la documentazione dalla Gran Bretagna e su questa base terremo oggi e domani dei colloqui tecnici su alcuni aspetti riguardanti le dogane, la manifattura e le regolamentazioni sanitarie e fitosanitarie”. Andreeva non ha voluto commentare la scadenza di fine settembre, limitandosi a osservare che “ogni giorno conta”.
Johnson, se fosse in grado di presentare un suo piano entro la scadenza del 17 ottobre, sarebbe sicuro di ottenere l’approvazione della maggioranza dei deputati alla Camera dei Comuni: è quanto risulta da un sondaggio dell’emittente televisiva britannica Itv. 
Il tutto sempre che il Parlamento possa effettivamente riunirsi: la Corte suprema sta ancora discutendo i ricorsi, e malgrado fonti dell’esecutivo assicurino che in caso di parere contrario il premier “adotterà i provvedimenti necessari per rispettare la sentenza” Johnson non avrebbe alcuna intenzione di richiamare i deputati prima del 14 ottobre – data della fine della sospensione.