Due scrittrici italo-somale, con il loro patrimonio culturale unico e le loro esperienze diverse, hanno dato un contributo significativo alla letteratura italiana contemporanea, fondendo elementi delle culture italiana e somala per creare narrazioni avvincenti che risuonano con i lettori di tutto il mondo.

Igiaba Scego è nata a Roma nel 1974 da genitori somali costretti a fuggire dal golpe militare di Siad Barre, nel 1969. Ha scritto diversi romanzi molto noti, tra cui La mia casa è dove sono, uscito nel 2010, per cui ha anche vinto l’importante Premio Mondello nel 2011.

È famosa per la sua prosa evocativa, che naviga tra le intersezioni di razza, identità e memoria.

Traendo ispirazione dalla sua educazione multiculturale, la scrittura di Scego è una potente testimonianza della resilienza degli individui in bilico tra più mondi.

Il suo romanzo Adua, che esplora le vite degli immigrati somali in Italia, illumina le sfide dell’assimilazione e della ricerca di sé in una società segnata da divisioni culturali.

Quando la protagonista, Adua, che ha vissuto 40 anni a Roma, eredita la casa paterna in Somalia, deve decidere se tornare indietro per reclamare la sua eredità e come prendere in mano la propria vita. Attraverso le sue narrazioni ricche di sfumature, Scego invita i lettori a confrontarsi con le complessità della migrazione e con l’eredità duratura del colonialismo.

Ubah Cristina Ali Farah, nata a Verona nel 1973 da padre somalo e madre italiana, è apprezzata per la sua prosa lirica che cattura la bellezza e la brutalità della diaspora somala. 

Cresciuta in una famiglia biculturale, la scrittura di Farah riflette il suo profondo legame con le culture italiana e somala, offrendo ai lettori una prospettiva unica sulle complessità dell’identità culturale.

Nel suo bellissimo romanzo Madre piccola, Farah affronta i temi dell’esilio, dello spostamento e della ricerca di appartenenza attraverso gli occhi di una giovane donna somalo-italiana che si interfaccia con le sfide della doppia eredità.

Attraverso la sua narrazione lirica, Farah fa luce sulle esperienze spesso trascurate delle donne italo-somale e sui legami duraturi che le uniscono attraverso più continenti.

La scrittura di Farah è ipnotica, e i lettori, che non sempre riescono a capire se la voce narratrice stia parlando a loro o agli altri personaggi del romanzo, ne rimangono affascinati.

Entrambe le autrici hanno vinto numerosi premi per le loro capacità letterarie.

Dopo il successo Mondello del 2011, nel 2020 Scego ha vinto il Premio Napoli per il romanzo La linea del colore. Farah ha ricevuto invece il Premio Vittorini e il Premio Lingua Madre.

Queste due scrittrici hanno aperto una nuova strada per gli scrittori, portando all’attenzione del pubblico italiano, e grazie alle traduzioni, in altri Paesi, le vite e le storie complesse della diaspora somala.

Ci permettono anche di capire che il peso del passato coloniale dell’Italia si sente ancora oggi.