MIAMI - “Fateci uscire da questo incubo”. È l'appello lanciato da Gaetano Mirabella Costa, il quarantacinquenne italiano rinchiuso ad Alligator Alcatraz, il centro per migranti irregolari nelle paludi della Florida.
Parlando dal carcere con il Tg2, l’uomo originario di Fiumefreddo, in Sicilia, ha descritto le condizioni in cui vivono i detenuti: “Siamo letteralmente in gabbia, come in un pollaio. Siamo in 32 in una gabbia, i bagni sono aperti e tutti ti vedono”, ha raccontato, spiegando di non aver avuto neppure la possibilità di parlare con un avvocato o con un giudice.
Secondo il suo racconto, il 9 luglio, dopo sei mesi di carcere, sarebbe potuto uscire, ma l’avvocato dello Stato si è opposto, contestandogli la violazione della legge sull’immigrazione.
Da otto giorni è rinchiuso quindi nel centro fortemente voluto da Donald Trump nell’ambito della sua campagna contro l’immigrazione illegale.
La madre, Rosanna Mirabella Costa, ha riferito in lacrime, sempre al Tg2, che l’uomo era stato portato in udienza “con catene ai piedi e catene alle mani, come un cane”, e che “l’unica cosa positiva è che ha la possibilità di parlare al telefono”, ha aggiunto.
La Farnesina, tramite il consolato italiano a Miami e l’ambasciata d’Italia a Washington, segue il caso e quello dell’altro connazionale nel carcere, il sessantatreenne italo-argentino Fernando Eduardo Artese, ed è in contatto con le autorità americane. Per il rimpatrio potrebbero però volerci giorni se non settimane.
Artese è stato arrestato alla fine di giugno, poco prima di partire per un viaggio che lo avrebbe riportato in Argentina, e si trova ad Alligator Alcatraz dal 3 luglio.
La descrizione del centro migranti fornita da Artese non è molto diversa da quella di Mirabella Costa: “È un campo di concentramento. Ci trattano come criminali”, ha detto al Tampa Bay Times.
Il centro migranti è stato costruito in soli otto giorni su una pista da jet in disuso da decenni nelle Everglades della Florida, fra alligatori, pitoni e caimani.
Può accogliere fino a 5.000 persone e, secondo le stime, ha un costo di 450 milioni di dollari l’anno. L’amministrazione Trump vuole farne un esempio da seguire e si augura che la struttura ispiri altri Stati a costruzioni analoghe.
Nel frattempo, la Casa Bianca caldeggia l’idea di riaprire l’originario carcere di Alcatraz, sull’omonima isola nella baia di San Francisco, un progetto che potrebbe costare fino a due miliardi di dollari.