SYDNEY – Due sondaggi d’opinione, pubblicati a sei mesi dalle elezioni nel New South Wales, indicano un calo repentino del voto primario della Coalizione al momento al governo. 

Secondo il rilevamento dell’agenzia Resolve Political Monitor, il voto primario della compagine guidata dal premier Dominic Perrottet è sceso di 12 punti, dal 42% alle elezioni di marzo 2019 al 30% odierno. I laburisti, in base al rilevamento al 43%, si insedierebbero al governo, se lo spostamento di voti rimanesse uniforme a marzo del prossimo anno.

Valori leggermente migliori per l’analisi dell’agenzia demoscopica Newspoll, che dà la Coalizione al 35% (meno 6,6%, rispetto alle ultime elezioni, ndr) e i laburisti al 40% (più 6,7%).

Resolve Political Monitor non fornisce i dati con le preferenze, mentre per Newspoll, una volta distribuite le preferenze, la Coalizione è scesa dal 52%, con il quale si era confermata al governo nel 2019, al 46%, mentre i laburisti sono saliti dal 48 al 54%.

Con un terzo degli interpellati per i sondaggi, ancora indecisi su chi votare il prossimo marzo, la situazione è ancora incerta, ma sicuramente c’è ragione di ottimismo nel campo laburista che, in base alle previsioni, potrebbe conquistare sette seggi in più alle urne, ma non i 10 necessari al leader Chris Minns per formare un governo di maggioranza.

I malumori nei confronti del governo dopo le dimissioni della ex premier, Gladys Berejiklian, a seguito di un’indagine della Commissione anticorruzione ICAC, e lo scandalo sulla nomina dell’ex vicepremier, John Barilaro, a emissario commerciale a New York (posizione alla quale l’ex leader dei nazionali ha rinunciato). Nonostante il licenziamento di Amy Brown,  direttrice del Dipartimento che aveva fatto la nomina, la debacle sembra continuare ad avere strascichi e che permanga, nell’elettorato, la percezione di un caso di “jobs for the boys”.

Oltre ai casi Berejiklian e Barilaro, il governo non è stato aiutato dalla disputa ferroviaria e la crescente diatriba tra il sindacato di categoria e il ministro dei Trasporti, David Elliott, e il licenziamento di un ministro, da parte del premier, per accuse di bullismo.

Una cosa della quale il governo statale non può essere accusato è il danno d’immagine al brand liberale, dopo il risultato delle elezioni federali, che avrà ricadute anche sul voto statale.

Ma come spesso succede in politica, il vento può cambiare molto velocemente. I due sondaggi sono stati infatti condotti prima che il leader laburista prendesse l’audace decisione di licenziare un ministro ombra durante una diretta radiofonica.

L’inusitata scelta di Minns, dopo che Tania Mihailuk, sfruttando l’immunità parlamentare, aveva collegato il sindaco di Canterbury-Bankstown, Khal Asfour, all’ex ministro corrotto, Eddie Obeid.

L’autogol di Minns sulle modalità del licenziamento hanno fatto gioire i membri del governo, pronti a una nova offensiva sul leader dell’opposizione, per aver messo a tacere una ‘gola profonda’, pronta a denunciare presunta corruzione.

Se una settimana in politica è lunghissima, sei mesi sono un’eternità, e il divario tra governo conservatore e opposizione laburista potrebbe certamente assottigliarsi, ma la percezione è che dopo 11 anni di esecutivi di Coalizione, l’elettorato voglia dare l’opportunità a qualcun altro di governare.

Sia Minns che Perrottet fanno a gara per conquistarsi la posizione di “underdog” (sfavorito), ma la verità è che i laburisti sono in pole position e solo un passo falso potrebbe pregiudicare una loro vittoria il prossimo marzo.