Molto fitta l’agenda del primo ministro Anthony Albanese in questo blitz di inizio anno che l’ha visto viaggiare in lungo e in largo per il Paese, nel tentativo di anticipare i tempi rispetto al leader dell’opposizione Peter Dutton, in vista del prossimo appuntamento con le urne.

Sembra inevitabile che, quando entrerà nel vivo la campagna elettorale, la partita si giocherà molto nel campo dell’economia. Le difficoltà che sta vivendo buona parte del Paese sono chiare ed evidenti, e ciò che si presenterà agli occhi degli elettori rischia di essere una sorta di referendum tra chi sarà il più affidabile nel rimettere l’Australia nei binari giusti, in un difficile equilibrio tra sostenibilità della spesa per investimenti pubblici, produttività e lotta all’inflazione.

Peter Dutton non ha aspettato molto, e in effetti sarebbe stato troppo controproducente attendere altri giorni prima di raccogliere il guanto di sfida lanciato dal suo avversario, e a Melbourne, per il lancio della campagna elettorale in un comizio nel quartiere di Mount Waverley nel seggio di Chisholm, uno di quelli che la Coalizione deve puntare a riconquistare dopo averlo perso nella precedente elezione, ha radunato i nomi forti della Coalizione, tra cui la vice leader Sussan Ley, il leader dei nazionali David Littleproud e i nuovi vertici del partito liberale statale, guidati dal neo eletto leader Brad Battin.

Quasi a volere fare percepire anche in Australia il senso di un’aria di cambiamento verso partiti conservatori, a pochi giorni dall’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, la scritta che campeggia sul palco dietro il leader dell’opposizione recita ‘Let’s get Australia back on track’, un messaggio che richiama il ‘Make America Great Again’ che, evidentemente, ha portato bene al prossimo inquilino della Casa Bianca. Uno slogan, tra l’altro, simile a quello utilizzato dall’attuale primo ministro neozelandese Christopher Luxon, nella campagna elettorale che l’ha visto uscire vincente sui laburisti del post Ardern.

Dutton ha insistito su un fronte non nuovo, accusando Albanese e i laburisti di ignorare la gente comune, e ha fatto appello all’appuntamento elettorale in arrivo come l’ultima possibilità, votando per la Coalizione, per “invertire il declino”.

Ha respinto al mittente l’accusa di pessimismo e polarizzazione che Albanese gli aveva mosso e ha sottolineato un elemento personale su cui lo stesso Albanese ha disegnato la propria figura politica. Per la sua prima uscita ufficiale del 2025, infatti, alle prese con una platea ‘amica’ di un seggio però tutto da riconquistare, Peter Dutton ha letteralmente presentato le sue credenziali, anche umane, ricordando le origini, la provenienza da una famiglia operaia che viveva in periferia, e l’impegno quotidiano del padre e della madre, una segretaria e un muratore che, pur non avendo molti soldi, ha sottolineato Dutton, “lavoravano sodo ogni giorno e crescevano i loro cinque figli con amore, sostegno e una forte etica del lavoro”.

Da lì tutto l’excursus che l’ha portato a diventare un piccolo imprenditore, a indossare la divisa della polizia del Queensland e poi a entrare in Parlamento, dove siede da 23 anni in una carriera durante la quale ha ricoperto incarichi di governo importanti, non ultimo quello di ministro titolare di dicasteri importanti come quello dell’Immigrazione e degli Affari Interni.

Una narrazione delle proprie origini certamente strutturata in maniera tale da ribadire quali siano gli elementi valoriali sui quali la Coalizione intende basare la propria offerta politica, economica e sociale per un’Australia da rimettere “sui binari”.

Dutton fa un grande sforzo, dal palco di Mount Waverley, per presentare l’opposizione che ha l’onere e l’onore di guidare come una forza compatta, che negli anni ha strutturato politiche di cui spera l’elettorato decida di potersi fidare per i prossimi tre anni.

“I laburisti si sono comportati come opposizione al governo e noi come governo all’opposizione, soprattutto quando si è trattato di rimettere in ordine il caos creato nell’immigrazione”, ha ribadito Peter Dutton che ha poi sottolineato la ‘piattaforma morale’ della Coalizione.

Famiglia come il più importante nucleo nella società: “Famiglie forti e supportate contribuiscono a creare un Paese sicuro e resiliente”, dice Dutton e basta “politiche ‘identitarie, credo nell’egualitarismo, nel giudicare le persone sulla base del proprio carattere e credo nella libertà individuale e nello stato di diritto”. E quando parla di spesa pubblica, di investimento pubblico e privato, Dutton prova a rimettere dritta la barra del ‘credo economico’ liberale: “Le principali fonti di creazione di impresa e ricchezza sono le aziende e le industrie, non i governi. Gli australiani traggono i massimi benefici da un governo più snello, che non sia di peso, sostenga la libera impresa e e riduca l’impatto delle regolamentazioni. Ma il governo ha un ruolo da svolgere nel fare le cose per bene. Gestire l’economia in modo responsabile”.

E il governo Albanese, secondo il leader dell’opposizione, “è uno dei più incompetenti nella storia della nostra nazione. Con uno dei primi ministri più deboli della storia del nostro Paese”, le cui scelte hanno portato a una società meno coesa, dove per molti australiani invece di “aspirazione ora c’è ansia”, dove “l’ottimismo si è trasformato in pessimismo”. Questi precedenti tre anni, ribadisce con forza Dutton, sono “la giusta indicazione su come potrà essere il futuro con un governo laburista, un futuro che gli australiani non possono permettersi - dice Dutton -, soprattutto se saranno gli indipendenti Teals o i verdi a fare da ago della bilancia”.

Non è la vittoria politica personale quella che a Dutton interessa, secondo quanto si è ascoltato ieri, ma, ha scandito il leader dell’opposizione “mi interessa che sia il Paese a uscire vittorioso”.

L’avvio della campagna elettorale, una sfida lanciata da Albanese  e raccolta e rilanciata da Dutton, sembra disegnare un quadro molto chiaro, soprattutto quando si tratta di prendere la mappa dei seggi e valutarne i più importanti da conquistare o riconquistare e la posta in gioco è alta. Se saranno i laburisti a uscire vincenti dalle urne, Anthony Albanese sarebbe il primo ministro rieletto dai tempi di John Howard e il primo leader laburista a vincere due elezioni dai tempi di Bob Hawke. In caso di sconfitta, con gli ultimi sondaggi che indicano questa ipotesi come una sempre più concreta possibilità, il governo Albanese sarebbe il primo a durare un solo mandato dagli anni ‘30, dal governo Scullin.

Ormai si può dire di avere avuto abbondanti anticipazioni di quello che sarà il dibattito politico dei prossimi mesi ma resta ancora tutto da vedere quale sarà l’impatto del costo della vita e della percezione degli australiani di dove andrà l’economia del Paese, sull’esito della campagna elettorale. La Reserve Bank giocherà certamente un ruolo importante pur nell’ambito delle sue prerogative indipendenti dalla politica economica, ma le scelte che prenderà per quanto riguarda il costo del denaro potranno certamente essere un possibile strumento di propaganda politica nell’uno o nell’altro senso.