MELBOURNE – È stata un’occasione per dare ancora più lustro alla Melbourne Italian Festa di domenica scorsa, la prima visita in Australia di un esponente del governo italiano dal 2017. La missione del Sottosegretario agli Esteri e della Cooperazione internazionale con delega per gli italiani all’estero, Girgio Silli, ci ha anche dato la possibilità di fare il punto su alcuni temi che riguardano direttamente la collettività italiana in un’intervista concessa alla nostra testata nello studio mobile de Il GloboTv, allestito al Royal Exhibition Building. Il tutto reso possibile, come ha spiegato lo stesso Sottosegretario, grazie agli “incastri magici” della rappresentanza diplomatica italiana, che è riuscita a fissare una serie fittissima di importanti appuntamenti nella sua impegnativa sei giorni australiana.
Il Sottosegretario ha spiegato che la visita è frutto di un lavoro di preparazione durato diversi mesi ed è stata fortemente voluta perché “è arrivato il momento opportuno per ricominciare un rapporto molto stretto – ha detto -, che è quello che meritiamo sia noi come Repubblica italiana sia l’Australia”. “Abbiamo la stessa visione del mondo – ha continuato Silli -, la stessa visione dei diritti umani, di democrazia, apparteniamo culturalmente alla stessa parte del mondo e sarebbe un peccato non sfruttare in maniera complementare, queste nostre caratteristiche”.
Nonostante i pochi giorni in Australia, il Sottosegretario ha fatto rilevare di avere avuto ‘a pelle’ una splendida sensazione a proposito della comunità italiana, cogliendo la realtà di un fortissimo attaccamento al Paese d’origine non solo della prima, ma anche della seconda e terza generazione, con una caratteristica abbastanza unica in questo Paese: “Tutti parlano italiano, è una cosa rara”. “Per esempio in Canada, negli Stati Uniti, in Sudamerica – ha spiegato – molti, pur sentendosi italiani, hanno perduto la conoscenza della lingua, oppure non viaggiano in Italia da tempo”, in Australia è tutto diverso, “qualcosa di bellissimo”.
Riflettendo poi sulle varie ondate migratorie verso questo Continente, iniziate addirittura prima del 1900, Silli ha parlato brevemente della realtà dei giovani che arrivano ora, con ben diverse motivazioni e necessità di coloro che li hanno preceduti negli anni ’50,’60 o ‘70. Ha sottolineato che, parlando con alcuni di loro, ha capito l’attrazione di un Paese che offre enormi possibilità, seppure con la condizione essenziale del “comportarsi bene e di remare tutti nella stessa direzione”.
Per ciò che riguarda questa nuova realtà dei flussi di giovani che partono alla volta dell’Australia, Silli ha giustamente fatto notare che non c’è alcun disegno particolare al riguardo della loro esperienza e al loro eventuale rientro: “L’Italia è una nazione molto sviluppata, fa parte del G7, e chi parte cercando una vita migliore lascia alle sue spalle un Paese molto avanzato, quindi non c’è alcuna struttura organica” per accompagnare questo fenomeno, ma ci sono “strumenti meravigliosi, decine di memorandum tra università, ci sono possibilità di borse di studio, ci sono rapporti tra aziende italiane che hanno succursali produttive qui in Australia e ci sono anche aziende australiane in contatto con aziende italiane”. “Perciò – ha continuato il Sottosegretario -, diciamo che è il mercato che regolamenta questa emigrazione del terzo millennio”.
E anche il loro possibile rientro è una scelta a livello personale, “che il governo non aiuta in modo particolare”, gli è stato fatto notare, con agevolazioni che sono state recentemente ritirate. Silli ha ammesso che ci sono stati strumenti fiscali vantaggiosi fino a qualche settimana fa, “poi – ha detto – i bilanci dello Stato variano e c’è la necessità di metterci le mani”. “Il governo – ha spiegato - ha stretto le maglie per ciò che riguarda i cosiddetti impatriati, per quello che concerne i vantaggi fiscali per chi ritorna in Italia. In questa prima fase, necessariamente per evitare, quelli che ci sono sempre e cioè un certo numero di furbi che fanno degli spostamenti pilotati per poi ritornare in Italia approfittando di alcune agevolazioni. Purtroppo, è una storia vecchissima, si rischia di far pagare il giusto per il peccatore. Detto questo però, tutto è perfettibile, stiamo cercando di metterci le mani, stiamo lavorando tra ministeri; il problema è chiarissimo e vediamo se entro la fine dell’anno, perché il bilancio deve essere approvato, per l’appunto, entro la fine anno, se riusciamo a metterci mano e per questo tutti i parlamentari eletti all’estero sono sul pezzo”.
Rimanendo sul tema della manovra non ci sono grandi novità, in negativo, per i residenti all’estero, ha assicurato Silli. “Con grande sorpresa anche mia – ha detto -, nonostante i tantissimi tagli, perché facciamo parte della comunità europea quindi certe cose ce le detta, anche quest’anno sono stati fatti dei grandissimi tagli, ma le politiche per gli italiani all’estero hanno subito ritocchi piccolissimi, quasi insistenti, e sto cercando, con l’aiuto di alcuni colleghi e dei parlamentari eletti all’estero, di evitare anche quelli”.
Spiegando che la temperatura sale mano a mano che ci si avvicina alla chiusura della legge, e tutto spesso cambia, ha ricordato che, proprio in extremis, lo scorso anno il ministro degli Esteri Tajani riuscì a far passare un emendamento a favore dei servizi consolari. Per questo la fiducia non manca per qualche intervento dell’ultima ora: “Sono molto fiducioso”, ha affermato il Sottosegretario.
Tra le tante deleghe di Giorgio Silli anche quella dei rapporti bilaterali con l’Australia, quindi alla domanda di rito sul livello di salute della ‘relazione’, il Sottosegretario ha ammesso che, nonostante il fatto di considerarsi “una persona molto romantica”, quando ci sono di mezzo i rapporti bilaterali tra due Paesi, “che piaccia o non piaccia, il mercato ci mette lo zampino, e il commercio diventa molto importante”. Ribadendo gli stessi principi politici dei due Paesi, Silli ha fatto notare che tra i due governi “per qualche anno c’è stato un tantino di tensione” (post gara d’appalto per la flotta di fregate, ndr). “Ma è normale - ha fatto osservare -, succede anche nella vita di coppia che ci siano momenti migliori o peggiori”.
“Io spero davvero con questa missione, fatta veramente con il cuore, di re-iniziare una fase di grande ascesa fra i due governi sia a livello federale che statale nel caso dell’Australia, sia nel caso dell’Italia con il governo di cui faccio parte e che è un governo relativamente giovane, dato che siamo lì appena da un anno, e dovremmo – dato che i nostri numeri in Parlamento sono ottimi -, rimanere per altri quattro. C’è tutto il tempo di fare bene per l’Italia, per l’Australia, per i nostri rapporti, ovviamente cercando di incrementare non solo quelli fra i nostri popoli, culturali ecc., ma anche gli scambi commerciali”.
Facendo poi riferimento al trattato di libero scambio tra Canberra e l’Unione europea e le difficoltà emerse ultimamente, Silli ha sottolineato che non ci sono mai stati accordi di questo tipo firmati in brevissimo tempo, anche perché “l’Ue è fatta di tante sfaccettature, di tanti Paesi, ognuno con la propria storia, la propria cultura, le proprie necessità”. “Ma - ha aggiunto - sono certo che arriveremo fino in fondo, ne abbiamo bisogno, nel terzo millennio più libero scambio c’è e meglio è”.
Impossibile di questi tempi non affrontare il capitolo immigrazione e l’accordo stipulato con l’Albania, che qualche similitudine con la politica della detenzione e dei controlli fatti al di fuori dei confini nazionali dell’Australia ce l’ha. Silli ha dichiarato di avere un po’ di esperienza in merito, essendosi occupato per moltissimo tempo sia nel suo partito, sia a livello istituzionale dell’impianto amministrativo in materia, di moltissimi Paesi e, spesso, l’Australia, a prescindere da quale governo in carica, veniva presa ad esempio per delle norme che spesso in Europa possono essere considerate troppo rigide e tanti Paesi con le loro costituzioni non le potrebbero mai portare avanti. “Però - ha detto Silli – c’è una riflessione che io ho fatto con l’ambasciatore (Paolo Crudele, ndr) che, appena sono atterrato all’aeroporto di Sydney, mi ha detto una cosa sacrosanta, e cioè che in Europa spesso le forze politiche confondono, parlando di immigrazione, quella regolare e quella irregolare. Qui in Australia invece i governi di qualsiasi colore hanno le idee molto chiare: porte aperte all’immigrazione regolare, con patti e regole molto chiari, mentre si combatte quella illegale, anche per creare un deterrente ed evitare ulteriori partenze.
E’ una cosa per noi in Italia molto complessa: le distanze in Australia sono di migliaia di km dai porti di partenza, mentre tra l’isola di Lampedusa e le coste del nord Africa, ci sono solo poche decine di chilometri. Soffriamo tanto in questo momento, di un flusso migratorio mai esistito a questi livelli, molto complesso e per il governo è una priorità affrontare il problema e stiamo cercando di risolverlo anche facendo sponda su Paesi amici: l’Albania non è ancora un membro della Ue, ma è un paese profondamento vicino all’Italia, con il quale abbiamo veramente rapporti di grande stima e di rispetto reciproco, e il premier Edi Rama si è offerto a dare una mano, ha dato la sua disponibilità a fare questo esperimento, inizialmente per poche migliaia di persone, poi chissà (l’accordo prevede la realizzazione in Albania di due strutture per le “procedure di frontiera o di rimpatrio dei migranti” che saranno gestite da personale italiano). Anche altri paesi e la stessa Germania ha detto di guardare con grande attenzione l’accordo fatto tra Italia e Albania. E questo mi fa pensare che il nostro governo sia sulla buona strada”.