GAZA - Con la morte di Mohammed Deif, confermata oggi dalle Brigate Ezzedim al-Qassamda, Hamas perde un altro dei suoi leader storici, dopo l’uccisione di Ismail Haniyeh e di Yahya Sinwar.
Israele aveva trionfalmente diffuso la notizia della morte di Deif lo scorso 13 luglio, ma fino a oggi Hamas aveva sempre smentito. E comunque neppure ora ha chiarito se l’attacco fatale sia stato proprio quello di quasi sette mesi fa.
Del resto, non sarebbe stata la prima volta che Israele mancava il suo obiettivo: il primo annuncio - smentito dai fatti - della morte di Deif risale a 21 anni fa. Per anni era stato in cima alla lista dei ricercati del Mossad, che aveva tentato di ucciderlo in almeno sei diverse operazioni prima dell’inizio dell’ultimo conflitto a Gaza. Da qui era nato il suo soprannome “il fantasma”
Nessuno conosceva davvero il suo volto fino a un anno fa, quando le forze israeliane erano riuscite a risalire a una nuova immagine: prima in circolazione c’era stata una sola vecchia foto. Ma la sua voce era diventata famosa per l’annuncio dell’inizio dell’attacco del 7 ottobre 2023. Se fino al luglio 2024 tutti i tentativi di ucciderlo erano andati a vuoto, Deif aveva comunque pagato un prezzo alto.
La moglie, un figlio di soli sette mesi e una figlia di 3 anni erano morti in un raid sulla sua abitazione a Beit Lahiya, nel 2014. Nei tentativi di ucciderlo, Deif aveva perso un occhio e, si dice, l’uso delle gambe, costretto da 20 anni su una sedia a rotelle.
Nato nel 1965 nel campo profughi di Khan Younis come Yahya Sinwar, quando Gaza era sotto il controllo dell’Egitto, il suo vero nome era Mohammed Diab Ibrahim el Masri. Il padre e lo zio sono tra i miliziani palestinesi che negli anni 50 si infiltravano in Israele per compiere attentati.
Mohammed ha studiato all’università islamica di Gaza dove si è avvicinato ai Fratelli Musulmani, iniziando a prendere parte a manifestazioni e scontri con le forze di sicurezza israeliane, che lo hanno arrestano più volte.
Da giovane detenuto ha conosciuto Gazi Hamad, una delle figure più influenti dell’epoca, in cui il peso di Hamas nella Striscia di Gaza si andava consolidando. Uscito dal carcere, ha scalato gradualmente le posizioni all’interno del gruppo terroristico, pianificando attentati che, nel 1996, costano la vita a più di 50 israeliani e contribuendo a mandare a monte gli accordi conclusi tre anni prima a Oslo.
Quando Israele ha imposto e irrigidito l’embargo su Gaza, Deif ha iniziato a lavorare con “l’ingegnere” Yahya Ayyash per mettere a punto un nuovo sofisticato arsenale per colpire Israele: ordigni di piccole dimensioni che passano controlli, razzi autoprodotti per ovviare alle difficoltà di far entrare armi dai tunnel che l’esercito israeliano distrugge.
La perdita dell’uso delle gambe ha contribuito ad accrescere il mito di Deif all’interno della resistenza palestinese. I giovani iniziano a venerarlo e la sedia a rotelle ne rafforza l’immagine di erede dello sceicco Yassin, lo storico fondatore e leader spirituale di Hamas, anch’egli bloccato su una carrozzina.
Disinteressato alla politica e alle polemiche con Al Fatah, per decenni partito di maggioranza tra i palestinese, negli ultimi anni Deif ha gradualmente imposto la sua dottrina: Israele va combattuto nei territori occupati illegalmente; le brigate Ezzedin Al Qassam devono essere composte da soli palestinesi; ed è necessario produrre armi e razzi direttamente a Gaza.
Strumentale in questa strategia, secondo Israele, è il Qatar che, con i suoi fondi, avrebbe consentito alla guerriglia palestinese di produrre il primo drone nel 2014, ma anche di far crescere una rete che ha consentito a tanti di sopravvivere in quella landa desolata che la Striscia di Gaza era diventata già prima del 7 ottobre 2023.