CARACAS - Fernando Martínez Mottola, ex ministro venezuelano (dal 1992 al 1993, sotto il secondo mandato di Carlos Andrés Pérez) e figura di spicco dell’opposizione, è morto all’età di 70 anni. La notizia è stata confermata dai suoi collaboratori, ma al momento non sono state rese note le cause del decesso, né si è avuto alcun commento ufficiale da parte delle autorità venezuelane. 

Martínez Mottola, che si era rifugiato nell’Ambasciata argentina a Caracas nel marzo 2024, era uno dei sei oppositori al governo di Nicolás Maduro che avevano cercato protezione diplomatica in seguito all’emissione di ordini di cattura da parte del procuratore generale venezuelano, Tarek William Saab.  

Dopo aver trascorso nove mesi nella residenza diplomatica, sotto il costante assedio del governo, l’ex ministro aveva lasciato l’ambasciata a dicembre 2024, a seguito di un accordo con Saab che gli aveva permesso di tornare a casa. 

L’ex ministro ha contribuito ai processi di negoziazione della coalizione di opposizione, la Plataforma Unitaria Democrática (Pud), come consigliere. 

Il partito Voluntad Popular (Vp) ha reso omaggio a Martínez Mottola, sottolineando il suo coraggio nel “rischiare la vita per diventare un collaboratore di prima linea nella lotta per il recupero della democrazia” in Venezuela.  

Anche González Urrutia, leader dell’opposizione, ha espresso il suo dolore, dichiarando: “Lamento profondamente la dipartita di Fernando Martínez Mottola. È stato un venezuelano impegnato per il paese e per i valori democratici. Un abbraccio solidale alla sua famiglia e ai suoi amici in questo momento difficile”. 

 Sui social media, l’attivista Elisa Trotta ha sottolineato che gli ultimi mesi di vita di Martínez Mottola sono stati segnati dalla persecuzione politica. 

Nell’Ambasciata argentina erano rifugiati con lui (e ancora permangono) Magalli Meda, Pedro Urruchurtu, Omar González, Claudia Macero e Humberto Villalobos, tutti stretti collaboratori della leader dell’opposizione María Corina Machado e di Edmundo González Urrutia, il candidato che contesta la vittoria di Maduro alle ultime elezioni, accusandolo di brogli. 

Il gruppo ha pubblicato un comunicato per ricordare con affetto Fernando e il tempo trascorso insieme, sebbene in circostanze tanto difficili.  “Non pensò mai di lasciare il Paese e ripeté sempre senza esitazione che avrebbe preferito mille volte tornare a casa per potersi prendere cura delle sue nipoti per il resto della sua vita”, raccontano nel messaggio firmato solo con i propri nomi, nello spirito della complicità instaurata in questi mesi di assedio.  

“Ecco perché oggi, da questa sede diplomatica diventata prigione, onoriamo la sua memoria e scriviamo queste righe per ringraziarlo per i giorni vissuti e le esperienze condivise. Siamo anche lieti che abbia potuto trascorrere alcuni mesi con la sua famiglia prima della sua improvvisa scomparsa; momenti che non avrebbero mai dovuto rubargli – dice il documento redatto nell’Ambasciata argentina –. In questo senso, riteniamo opportuno ratificare la denuncia del male del regime che stiamo affrontando; un sistema criminale spietato che separa migliaia di famiglie”.  

Attualmente, questi oppositori continuano a vivere sotto protezione diplomatica, ma denunciano gravi difficoltà legate alle condizioni di vita all’interno della residenza diplomatica, a cui sono stati tagliati i rifornimenti di acqua, elettricità e cibo.

L’ambasciata è sotto la protezione del governo brasiliano da agosto 2024, dopo che il regime di Nicolás Maduro aveva espulso il corpo diplomatico argentino. Tuttavia, nel settembre dello stesso anno, il Venezuela ha revocato l’autorizzazione anche per i diplomatici brasiliani, accusandoli di essere coinvolti in presunti atti terroristici progettati all’interno della sede diplomatica. Il ministero degli Esteri brasiliano ha comunque dichiarato che continuerà a difendere gli interessi dell’Argentina, appellandosi alla legge internazionale.