ROMA - Tra dieci giorni la Commissione di Palazzo Madama a cui spetta decidere sui ricorsi contro il taglio dei vitalizi, presentati dai circa 700 senatori, si riunirà in Camera di consiglio per emettere la sua sentenza. Fin dalla sua istituzione un anno fa tuttavia, la Commissione è sotto attacco del M5s che ha accusato il suo presidente, Giacomo Caliendo, di “conflitto di interessi”, denunciando un problema di imparzialità per la presenza nell’organismo di senatori da sempre contrari al taglio. A confermare i sospetti è stato poi dieci giorni fa il Fatto Quotidiano che ha anticipato la sentenza che ripristinava i vitalizi, già messa nero su bianco dalla Commissione prima della Camera di consiglio del 20 febbraio. 
L’imbarazzo per la scoperta fatta dal quotidiano investe Palazzo Madama, ma la presidente Casellati si schiera a difesa degli organismi di autogoverno del Parlamento, respingendo le richieste di scioglimento della Commissione, sulla quale però effettivamente non ha potere. Per tutta risposta il M5s chiama la piazza a difendere una delle sue leggi bandiera che ora rischia di essere cancellata e alza la pressione su Caliendo, il quale alla fine cede e dichiara che si asterrà dal votare in camera di consiglio, ammettendo implicitamente il suo possibile conflitto di interessi.
Per la vicepresidente del Senato Paola Taverna però non basta; Caliendo deve fare un passo indietro e rassegnare le dimissioni: “Sa quanto ci vuole per un cittadino italiano per andare in pensione? - lo incalza in aula -.  Minimo quarant’anni di contributi; sa quant’è servito ad alcuni dei suoi colleghi per vedersi riconosciuto il privilegio del vitalizio? Anche un solo giorno di Parlamento”. “Le chiedo per il bene di questo Parlamento - conclude Taverna -  di ritirare la sua presenza all’interno di quell’organo, per consentire che qualunque sentenza venga prodotta non abbia quel velo di opacità”.