BRUXELLES - L’effetto Trump sulle spese per la difesa arriva a Bruxelles (e a Strasburgo). L’Unione Europea si dice pronta a spendere di più e meglio, sia per una maggiore difesa europea, ma anche per rispondere e placare il nuovo presidente degli Stati Uniti, che minaccia di tagliare i fondi alla Nato che finora hanno garantito anche la sicurezza degli europei.
“Il presidente Trump ha ragione a dire che non spendiamo abbastanza” in difesa. “È ora di investire”, ha risposto Kaja Kallas, Alta rappresentante della Ue per la Politica di sicurezza, a chi ancora aveva dubbi sulla sua linea politica.
Intervenendo alla conferenza annuale dell’Agenzia europea per la difesa, Kallas ha posto l’accento sui rischi rappresentati dalla Russia di Putin e dalle minacce globali che richiedono, secondo lei, un aumento netto e deciso degli investimenti in difesa per laUe.
“Le decisioni che prendiamo oggi si concretizzeranno solo tra qualche anno, al massimo due, ma in alcuni casi anche un decennio. Abbiamo soldi e persone, ma non abbiamo tempo. Non siamo ancora in guerra ma, come ha detto il mio amico Mark Rutte, non siamo nemmeno in pace. Dobbiamo prepararci”, ha concluso.
A farle da eco, poco dopo, il commissario europeo alla Difesa, Andrius Kubilius, che ha definito come necessario l’impegno di arrivare a spendere il 5-6% del Pil per le spese della difesa nei prossimi anni. “Se non faremo nulla, la Russia potrebbe attaccarci” nei prossimi cinque anni, ha sottolineato riprendendo l’avvertimento lanciato nelle ultime settimane proprio dal segretario generale della Nato.
“Non dovrebbero esserci dubbi sulle intenzioni di Putin, che potrebbe non fermarsi all’Ucraina. Vuole riportare indietro le lancette dell’orologio, non di 20 anni, ma di 40 anni o più, all’Unione Sovietica, all’Impero russo”, ha aggiunto Kubilius mettendo in guardia la Ue anche sugli alleati del Cremlino: dalla Corea del Nord all’Iran, con la Cina che, a suo dire, sarebbe “vicina” alla Russia.
In contemporanea, da Strasburgo, arrivavano le conferme del presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, e del premier polacco, presidente di turno della Ue, Donald Tusk. “Si prevede che i 23 Stati membri che sono anche alleati della Nato spenderanno oltre il due percento per gli investimenti nella difesa. Abbiamo anche compiuto grandi sforzi insieme negli ultimi anni”, ha evidenziato Costa. “C’è un senso generale di urgenza e uno scopo strategico tra noi. Siamo sulla strada giusta per costruire l’Europa della difesa”, ha aggiunto.
“Il futuro è nelle nostre mani, non nelle mani della Cina, della Russia o degli Stati Uniti. Se l’Europa vuole sopravvivere, deve essere armata. Non è una nostra scelta. Non sono un militarista”: a ribadire il nuovo corso dell’Ue si è aggiunto anche il premier polacco Donald Tusk, parlando nella seduta plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo, per presentare le priorità della presidenza polacca per il Consiglio della Ue.
“Questo è un momento in cui non possiamo permetterci di risparmiare sulla sicurezza. Parlo come primo ministro di un Paese che già spende quasi il 5% del Pil. Stiamo spendendo non solo per la nostra sicurezza, ma anche per quella dell’intera Europa”, ha poi ribadito.
Quello che serve alla Ue, hanno però spiegato sia Kubilius che Kallas, è un approccio meno frammentato, per aumentare la produzione e gli acquisti nel settore e permettere una maggiore interoperabilità e integrazione fra gli eserciti dei 27 Stati membri.
“Non abbiamo bisogno di un esercito europeo, ma di 27 eserciti europei capaci e in grado di collaborare efficacemente per scoraggiare i nostri rivali e difendere l’Europa, preferibilmente con i nostri alleati e partner, ma anche da soli, se necessario”, ha sottolineato l’Alta rappresentante della Ue. “Ciò significa, in primo luogo, una popolazione della Ue che comprenda la posta in gioco, una maggiore spesa per la difesa, una società preparata a questo, Stati membri con forti capacità militari e forti industrie della difesa, e una maggiore cooperazione con i Paesi partner”, ha aggiunto.
“Abbiamo bisogno di un approccio ‘Big Bang’ per aumentare la produzione e l’acquisizione della difesa”, ha ribadito Kubilius dal canto suo, citando il programma Ue per gli appalti congiunti, Edirpa, definito “un enorme successo”. La Ue ha investito 300 milioni di euro in cinque progetti transfrontalieri per produrre munizioni, difesa aerea e missilistica e veicoli armati moderni, ha spiegato il commissario europeo.
“Questo investimento ha portato gli acquisti congiunti a un totale di 11 miliardi di euro. Un colossale ritorno sull’investimento. Questa è la strada da seguire, perché al momento le lacune nelle nostre capacità di difesa sono molto, molto gravi. Le carenze di materiale militare, se confrontate con l’economia bellica russa, sono colossali”, ha concluso.
Un quadro preoccupante, soprattutto se viene affiancato ai timori espressi dal premier spagnolo Pedro Sánchez nei confronti delle Big Tech e del “rischio democratico” che si portano dietro.
“La tecnologia che doveva liberarci è diventata lo strumento della nostra stessa oppressione. Ciò che limita veramente la democrazia è il potere delle élite, è il potere di coloro che pensano che, essendo ricchi, siano al di sopra della legge e possano fare qualsiasi cosa. Ecco perché i miliardari delle Big Tech vogliono rovesciare la democrazia”, ha ammonito il leader spagnolo da Davos.