PESCARA - Dopo la sentenza del Tar che ha annullato parzialmente l’esito delle elezioni comunali 2024, restano aperti diversi scenari.  

Il centrosinistra presenterà ricorso al Consiglio di Stato per chiedere l’annullamento totale del voto, contestando la decisione di tornare alle urne solo in 27 delle 170 sezioni cittadine, mentre i partiti della minoranza chiederanno contestualmente la sospensiva del provvedimento con cui il prefetto ha fissato le elezioni parziali per il 24 e 25 agosto prossimi. 

In prima battuta il Consiglio di Stato potrebbe accogliere la richiesta di sospensiva in attesa di ulteriori provvedimenti, e in tal caso non ci sarebbe il voto estivo. Se invece i giudici amministrativi dovessero respingere l’istanza, la situazione resterebbe invariata e si voterà ad agosto solo nelle 27 sezioni. 

Nel caso in cui venisse accolta si aprirebbero nuovi scenari in attesa della decisione di merito. Il Consiglio di Stato potrebbe confermare quanto deciso dal Tar, e quindi si tornerebbe alle urne nelle 27 sezioni, o potrebbe aumentare il numero delle sezioni interessate, con nuove elezioni parziali.  

Le elezioni del 2024 potrebbero essere anche annullate integralmente, con una nuova tornata regolare presumibilmente nella primavera 2026, o la sentenza del Tar potrebbe essere annullata, e non si tornerebbe al voto. 

Il centrosinistra, ieri, al termine di un vertice, ha annunciato il ricorso e la contestuale richiesta di sospensiva. 

Nel 2024, il sindaco uscente di centrodestra, Carlo Masci, aveva ottenuto il 50,95% dei consensi, vincendo al primo turno per 584 voti (poi ridotti a poco meno di 500 dopo il riconteggio), mentre il candidato di centrosinistra, Carlo Costantini, si era fermato al 34,24%. 

Il ricorso era stato presentato nei mesi successivi al voto da due cittadini vicini al candidato del centrosinistra. Il Tar Abruzzo, accogliendolo parzialmente, ha disposto l’“annullamento delle votazioni e del risultato della procedura elettorale, con annullamento degli atti di proclamazione degli eletti dei candidati a sindaco e consiglieri comunali e di nomina”, stabilendo al contempo l’“obbligo di ripetere il procedimento elettorale” in 27 sezioni, quelle in cui sono emerse le irregolarità più gravi. 

Nel provvedimento, i giudici parlano di “vizi che trascendono aspetti meramente formali” e di “numerosissime irregolarità”, al punto che “non è stato raggiunto lo scopo di fornire un sufficiente grado di certezza in ordine all’autenticità, attendibilità e genuinità delle operazioni e del risultato elettorale”.  

Il Tar ha inoltre trasmesso gli atti in Procura per valutare la sussistenza di eventuali ipotesi di reato.