CANBERRA – Colpo durissimo per i verdi. Il partito, che sperava in un’espansione significativa alle elezioni federali, ha perso terreno in diversi seggi chiave e rischia di essere ridimensionato proprio dove era esploso nel 2022, nonostante una tenuta generale del voto.

Anche il leader Adam Bandt appare ancora in bilico nel suo storico seggio di Melbourne, mentre i suoi rappresentanti in Queensland – Max Chandler-Mather per Griffith, Stephen Bates per Brisbane ed Elizabeth Watson-Brown per Ryan – sembrano già fuori gioco o sospesi sul filo del rasoio.

La macchina elettorale verde sembra quindi essersi ‘inceppata’ in Queensland e in Victoria dove la rimonta laburista – favorita anche dal voto ex-liberale – ha travolto la fragile tenuta del partito ambientalista.

Nel quartier generale dei verdi a Melbourne, l’atmosfera è difatti diventata rapidamente cupa e Bandt, alla guida del partito dal 2010, è in duello testa a testa con la laburista Sarah Witty. I flussi di preferenza saranno decisivi, ma mai prima d’ora il leader era stato così vicino a perdere la sua base politica. Intorno alle 11:30pm di sabato, Bandt ha provato a contenere i danni, dichiarandosi fiducioso sulla sua riconferma ma ammettendo la portata della disfatta: “Alcuni rappresentanti laburisti potrebbero essere eletti grazie alle preferenze dei liberali”, ha osservato amareggiato. I verdi devono inoltre registrare anche il fallimento di una delle scommesse principali: Macnamara in Victoria. In un seggio dal forte peso simbolico e comunitario, dove il conflitto israelo-palestinese è entrato pesantemente in campagna, mentre andiamo in stampa, è il laburista Josh Burns ad avviarsi verso una comoda riconferma. I Verdi, che avevano puntato a strappare il seggio, non sono riusciti a guadagnare terreno.

Qualche spiraglio però rimane. Nel seggio di Richmond, nell’area Nord del New South Wales, Mandy Nolan risulta in vantaggio sulla laburista Justine Elliot, beneficiando di un calo del governo. Mentre a Wills in Victoria, Samantha Ratnam, ex leader statale dei Verdi, con una campagna centrata sulle politiche estere, risulta ancora in partita contro l’uscente Peter Khalil.

Sul versante opposto, la serata di sabato scorso ha invece sorriso alle indipendenti “Teal”: Allegra Spender e Zali Steggall – rispettivamente per i seggi di Wentworth e Warringah in New South Wales – hanno respinto con facilità gli assalti del Partito liberale.

Anche Zoe Daniel e Monique Ryan per i seggi di Goldstein e Kooyong in Victoria sono state riconfermate, rafforzando la presenza delle centriste progressiste che si posizionano ormai come forza strutturale nei seggi urbani e benestanti. A Bradfield, invece, si gioca ancora una partita cruciale: Nicolette Boele, sostenuta dall’area Teal, è leggermente avanti sulla liberale Gisele Kapterian. Il seggio, ridisegnato dopo l’abolizione di North Sydney, è diventato uno snodo strategico. La conta delle preferenze sarà decisiva per definire l’esito.

Dal voto quindi emerge una mappa politica profondamente mutata: i verdi arrancano e rischiano di perdere terreno proprio dove erano cresciuti più rapidamente, il Partito laburista consolida le sue posizioni grazie anche all’erosione liberale, mentre e le indipendenti centriste si affermano come protagoniste stabili di una nuova stagione politica.

L’Australia urbana e progressista cambia pelle e lo fa sotto gli occhi di una classe politica chiamata a ripensare – radicalmente – strategie, alleanze e linguaggi. I prossimi giorni saranno una corsa contro il tempo per raccogliere i pezzi e capire chi saprà davvero capitalizzare questa svolta.