OSLO – La Norvegia va alle urne con il primo ministro uscente, il laburista Jonas Gahr Store, che spera di poter ottenere un secondo mandato a capo di una coalizione di centro sinistra.

Ma gli analisti prevedono una lotta serrata, mentre nel Paese scandinavo cresce l'onda populista e sovranista, con il partito del Progresso (Frp) guidato da Sylvi Listahug che incalza, al secondo posto nei sondaggi.

Chiamati a rinnovare il parlamento sono circa 4 milioni di norvegesi, in un sistema maggioritario che per formare un governo prevede che i partiti più grossi debbano appoggiarsi ai minori. Secondo una media dei recenti sondaggi, il partito laburista e quattro partiti minori dovrebbero aggiudicarsi 88 seggi nel parlamento norvegese, tre in più del minimo necessario per ottenere la maggioranza ma in calo rispetto ai 100 seggi complessivi della sinistra nel 2021.

Dall'altra parte, il partito del Progresso e il Partito Conservatore, insieme a due gruppi minori, sono sulla buona strada per conquistare i restanti 81 seggi. Ma la differenza tra i blocchi di sinistra e di destra rimane ampiamente entro il margine di errore.

Tra i temi chiave che hanno caratterizzato la campagna elettorale ci sono il costo della vita, la tassazione e i servizi pubblici. Anche il tema della Difesa, alla luce degli sviluppi internazionali, avrà un ruolo importante nella scelta degli elettori: secondo gli analisti questo potrebbe avvantaggiare il partito laburista, che ha goduto di un aumento di popolarità nel corso del 2025 grazie al così detto 'effetto Stoltenberg', in seguito alla nomina dell'ex segretario generale della Nato a ministro delle Finanze.

L'arrivo di Stoltenberg è dovuto a un rimpasto di governo in seguito all'uscita del partito di Centro, in disaccordo coi laburisti sull'approvazione di una direttiva Ue sull'energia. Al voto, St›re - dato al 27% secondo i sondaggi - potrebbe dover ampliare il raggio d'azione della sua coalizione per includere il partito comunista 'Rosso' e i Verdi, pronti a chiedere restrizioni più severe all'esplorazione di petrolio e gas, maggiori tasse sui ricchi e sui redditi più alti e una maggiore spesa complessiva da parte del fondo sovrano norvegese, il più grande al mondo.

Se il recente aumento di supporto per i laburisti possa bastare per vincere una maggiorità parlamentare, resta tutto da vedere: Frp, guidato da Sylvi Listhaug, è pronto a farsi spingere dal vento della destra populista che soffia in tutta Europa - e oltreoceano. La popolarità dello schieramento di quella che Le Figaro ha definito la "Giorgia Meloni norvegese" è aumentata molto negli ultimi anni. Frp critica gli investimenti 'green' e crede che la Norvegia debba aumentare l'estrazione di petrolio, adottando lo slogan trumpiano 'drill baby drill'. Ha inoltre promesso una riduzione delle tasse anche su alcolici e tabacco.

L'Frp ha già governato all'interno di una coalizione di centrodestra guidata dall'ex premier e leader del partito conservatore H›yre, Erna Solberg, dato nei sondaggi alla terza piazza a sei punti percentuali di distanza da Frp, attestato al 21%. Per un eventuale governo, i due partiti dovrebbero necessariamente unirsi sotto un'unica coalizione della destra.

Ma Solberg e Listhaug sono apertamente in disaccordo su chi dovrebbe essere il prossimo primo ministro in caso di vittoria, portando ulteriore incertezza in un voto che non può escludere sorprese.