OSLO – La sinistra, guidata dal Primo Ministro laburista Jonas Gahr Støre, ha vinto le elezioni parlamentari in Norvegia, segnate da un’impennata dei voti per la destra populista anti-immigrazione.

Støre ha rivendicato la vittoria. “Ce l’abbiamo fatta”, ha esclamato il leader 65enne rivolgendosi ai suoi sostenitori, con il suo partito arrivato primo alle elezioni con circa il 28% dei voti, che gli ha permesso di mantenere il potere con l’aiuto di altri partiti di sinistra.

Secondo stime separate di TV2 e NRK, al blocco di sinistra, che riunisce cinque partiti, viene attribuita una maggioranza risicata di 87-88 seggi nello Storting, il parlamento unicamerale norvegese, composto da 169 seggi, rispetto agli 81-82 dell’opposizione di destra.

Sull’esito del voto, incerto sino all’ultimo, potrebbe aver avuto un ruolo importante l’appoggio in extremis dell’ex segretario della Nato, il popolare Jens Stoltenberg, da pochi mesi ministro delle Finanze. Il suo grande ritorno alla politica attiva nazionale - definito dalla stampa locale “Stoltenback” - ha galvanizzato il partito, proprio nel mezzo di una campagna elettorale dominata dai temi dell’economia, dalla lotta all’inflazione e del caro energia.   

Ma i laburisti potrebbero aver vinto anche grazie alla voglia di stabilità dei 4 milioni di elettori scandinavi, preoccupati dalla minaccia della vicina Russia e dagli effetti dei dazi trumpiani. Malgrado l’avanzata del centrodestra, Store dovrebbe essere comunque in grado di ottenere un secondo mandato, anche se non sarà facile creare una nuova maggioranza. Sarà costretto a trovare un accordo con gli altri 4 partiti del fronte progressista.

Un negoziato che si annuncia molto complicato viste le profonde distanze programmatiche, tra cui le trivellazioni petrolifere, che il Partito Laburista vorrebbe rinnovare mentre i Verdi insistono per eliminarle gradualmente. Inoltre l’’estrema sinistra di “Potere Rosso” vuole che il fondo sovrano del Paese, il più grande al mondo, disinvesta da Israele, proposta a cui i laburisti si oppongono fermamente.

Cresce ma non vince invece il fronte conservatore, un anomalia nella penisola scandinava, visto che Finlandia e Svezia hanno governi di centrodestra. Qui comunque si registra un terremoto politico con un forte spostamento a destra: c’è stata infatti la grande affermazione di Sylvi Listhaug, da tempo paragonata alla premier italiana Giorgia Meloni non solo per un passato di ministra, dell’Agricoltura già nel 2013, per la linea dura contro i migranti irregolari ma anche per un semplice dato anagrafico, ambedue sono nate nel 1977.

In una sfida tutta al femminile ha sconfitto duramente la leader storica del Partito Conservatore, alla sua guida dal lontano 2004, Erna Solberg, classe 1961, già premier dal 2013 al 2021, soprannominata, un tempo, “Erna di ferro”.