GAZA - Emergency ha iniziato le attività sanitarie nella Striscia di Gaza nella clinica da campo allestita nella cosiddetta “area umanitaria” di al-Mawasi in supporto all’organizzazione palestinese Cfta (Culture & Free Thought Association).  

“Mentre aspettiamo di poter costruire la nostra clinica, abbiamo deciso di lavorare in supporto di un’organizzazione non governativa e indipendente locale che opera qui dal 1991 per fornire assistenza alla popolazione palestinese su vari fronti, da quello culturale e dell’educazione, a quello sociale esanitario – spiega Stefano Sozza, capomissione Emergency a Gaza –. Il nostro staff offre assistenza sanitaria di base in una clinica da campo che sorge nella cosiddetta area umanitaria di al-Mawasi”. 

Emergency, spiega una nota, è entrata a Gaza lo scorso agosto per offrire assistenza sanitaria di base alla popolazione. In attesa della dichiarazione di “deconfliction” da parte di Israele per poter costruire la propria struttura sta attualmente lavorando nella clinica da campo allestita dall’associazione all’interno della cosiddetta area umanitaria.  

“Sono stati già oltre ottocento i pazienti visitati nella prima settimana di attività. In media visitiamo 160 pazienti al giorno – racconta Giorgio Monti, coordinatore medico di Emergency nella clinica –. Il 35% di questi è costituito da bambini. Tra le patologie più comuni che riscontriamo: infezioni delle vie respiratorie, patologie gastrointestinali, malattie croniche e patologie cutanee. Un paziente su dieci risulta malnutrito”. 

Sozza ha, spiegato che “stiamo lavorando per costruire e aprire una clinica per fornire assistenza di base alla popolazione, che sia operativa 24 ore su 24. I bisogni sanitari sono enormi e gli ospedali locali che ancora sono operativi (solo 17 strutture su 36 in tutta la Striscia ancora, parzialmente, funzionanti) non riescono a gestirli tutti. Oltre a non avere lo staff e i farmaci necessari, spesso sono sovraffollati perché, in mancanza di altre strutture, i malati si rivolgono agli ospedali anche per necessità che potrebbero essere trattate ambulatorialmente. La situazione nella Striscia è critica e la popolazione è allo stremo: mancano servizi sanitari, c’è scarsità di acqua, di cibo e di abitazioni”. 

Durante il mese di agosto l’area umanitaria dichiarata da Israele ad al-Mawasi si era ridotta da 58,9 chilometri quadrati a circa 46 chilometri quadrati. Attualmente è stata estesa a 68 chilometri quadrati, che rappresentano il 19% del territorio della Striscia di Gaza.  

Tuttavia, gli ordini di evacuazione da parte di Israele non si sono fermati e al momento, sottolinea la Ong, riguardano l’80% del territorio. “La stessa area di al-Mawasi, un tempo un’area costiera caratterizzata dalla presenza di locali e normale vita quotidiana, ora è una distesa immensa di campi profughi dove gli sfollati sono accampati in tendopoli. Qui la popolazione vive in condizioni difficili con bisogni che toccano tutti gli aspetti della vita. Da quello sanitario, a quello economico, a quello sociale. Continuiamo a chiedere un cessate il fuoco per garantire l’accesso di aiuti umanitari nella Striscia” conclude Sozza.