LA PAZ – Con una misura urgente per fermare l’avanzata di una malattia che era stata debellata nella regione, questa settimana il governo boliviano ha dichiarato lo stato di emergenza sanitaria nazionale, a seguito di un focolaio di morbillo che conta già 60 casi confermati in tre dipartimenti del Paese.
La situazione ha innescato una serie di misure che comprendono vaccinazioni di massa, sospensione delle lezioni in presenza e restrizioni alla circolazione dei bambini senza un programma di immunizzazione completo.
“Il morbillo è molto più terribile del Covid-19 — ha avvertito il presidente Luis Arce durante un evento pubblico a Santa Cruz, epicentro dell’epidemia —. Ha conseguenze molto più gravi e può sfuggire di mano se non agiamo in tempo”. Il presidente ha esortato madri, padri e tutori a portare i propri figli a vaccinarsi nei centri sanitari pubblici, dove sono state distribuite 500mila dosi gratuite.
Allerta nazionale e intervento immediato
La dichiarazione di emergenza è stata formalizzata dopo una riunione del Consiglio nazionale strategico per le emergenze sanitarie.
Come spiegato dal presidente Arce, è stato attivato un Piano strategico di risposta all’emergenza che prevede il coordinamento tra lo Stato nazionale, i governi locali, le organizzazioni sociali e gli organismi internazionali. L’obiettivo è interrompere la catena dei contagi, prima che il virus si propaghi in modo incontrollato.
Parallelamente, la ministra della Salute e dello Sport, María Renée Castro, ha ricordato che il morbillo è una delle malattie più contagiose al mondo. “Una sola persona può infettarne fino a 18 — ha sottolineato — sei volte di più rispetto a quanto accadeva con il Covid-19. Le complicazioni possono variare dalla polmonite e dall’encefalite fino alla morte, soprattutto nei bambini e nelle bambine malnutriti o immunodepressi.
Scuole chiuse e certificato vaccinale obbligatorio
Tra le prime azioni implementate dal governo, è stata anticipata la chiusura per le vacanze invernali nel dipartimento di Santa Cruz e il passaggio alla modalità virtuale per scuole e istituti di La Paz, El Alto e Potosí.
Inoltre, a partire da questa settimana diventa obbligatoria la presentazione del certificato di vaccinazione, affinché i bambini sotto i cinque anni possano viaggiare tra i dipartimenti.
Il Ministero della Salute ha confermato che nel Paese sono attivi 3.600 centri vaccinali e ha ricordato che è previsto un ciclo di due dosi: la prima al compimento del primo anno di età e la seconda un mese dopo.
Due catene di contagio e un’allerta regionale
L’attuale focolaio presenta due origini distinte. Il primo è stato registrato ad aprile, legato a un caso importato dalla Russia e rilevato a Santa Cruz.
Secondo il viceministro della Sorveglianza Epidemiologica, Max Enríquez, questo contagio è rimasto nascosto per settimane in colonie mennonite rurali che non si erano rivolte ai servizi sanitari. Il secondo focolaio è legato a un evento religioso evangelico che a maggio aveva radunato circa 30.000 persone, sempre a Santa Cruz.
La preoccupazione non è limitata alla Bolivia. Secondo l’Organizzazione panamericana della salute (Ops), sono nove i Paesi americani che registrano focolai attivi, con oltre 7.000 casi riportati nel corso dell’anno e un numero significativo di contagi negli Stati Uniti e in Canada.
“Il morbillo non è una malattia lieve — ha avvertito Jhenny Rocío Neyra, rappresentante dell’Ops in Bolivia —. È altamente contagioso, non ha trattamento e può risultare letale. L’unico strumento efficace è il vaccino”.
Il peso lasciato dalla pandemia
Dietro la ricomparsa del morbillo in Bolivia e in altri Paesi della regione si trova un fattore comune: la forte flessione dei tassi di vaccinazione durante e dopo la pandemia di Covid-19. Disinformazione, campagne no vax e sistemi sanitari primari indeboliti hanno lasciato esposta un’intera generazione di bambini e bambine.
“Stiamo vedendo le conseguenze di aver trascurato la vaccinazione di routine”, ammettono dal ministero della Salute. Per questo, l’attuale campagna mira non solo a contenere l’epidemia, ma anche a ricostruire la fiducia nell’immunizzazione e a rafforzare la sorveglianza epidemiologica.
Il messaggio finale: responsabilità condivisa
“È nostro dovere proteggere i bambini e l’intera popolazione di fronte a una minaccia che ha già acceso l’allarme sanitario in tutto il continente — ha concluso il presidente Arce.
Le autorità sanitarie ribadiscono la necessità di agire tempestivamente, completare i cicli vaccinali e rispettare le misure precauzionali.
In un Paese dove l’accesso alla sanità è ancora disuguale, fermare la diffusione del morbillo rappresenta, ancora una volta, un banco di prova cruciale per lo Stato e per la società nel proteggere i più vulnerabili.