CASTELNUOVO DI PORTO (Roma) – Continua lo smistamento di uomini, donne e bambini, continua l’angoscia, continuano le polemiche, continua insomma l’emergenza socio-sanitaria legata alla chiusura del Centro di accoglienza di Castelnuovo di Porto, a pochi chilometri da Roma.
Oltre 500 migranti che erano ospitati nel Cara portati via con i pull-man, in un’operazione da completare entro il 31 gennaio, in base alle norme introdotte con la cosiddetta legge sicurezza approvata lo scorso dicembre. Un’operazione partita lunedì scorso, con un preavviso di appena 48 ore, poi il blitz con l’esercito. Tutti via i migranti, deportati in altre regioni d’Italia e distribuiti non si sa in quali altre strutture. Messi in strada anche i circa 150 immigrati, titolari di protezione umanitaria che, per effetto del decreto sicurezza, perdono anche il diritto alla prima accoglienza.
Per far fronte all’emergenza si è costituito presso gli Uffici del Comune di Castelnuovo di Porto una task force che comprende la direttrice sanitaria della Asl Rm5, uno psicologo, due assistenti sociali e un pediatra che stanno incontrando i singoli individui e i nuclei familiari che, dopo la chiusura del centro di accoglienza, non hanno più una dimora. La task force è impegnata a valutare le condizioni di salute e la ricollocazione abitativa, tenendo in considerazione la risposta di molti cittadini che hanno dato la loro disponibilità ad accogliere le persone e le famiglie rimaste senza un alloggio.
“Deportati senza sapere nemmeno la destinazione, né le condizioni in cui saranno. Un atto disumano”, aveva commentato all’inizio delle operazioni la deputata di Leu Rossella Muroni, che è riuscita a rallentare le partenze bloccando fisicamente la strada di uscita del primo pullman, costretto a fare marcia indietro. “Chiedevo dove venissero portati. Non mi ha risposto nessuno e mi è venuto istintivo mettermi davanti al pullman”. Le partenze sono poi riprese.
“Faremo ricorso al Tar”, ha annunciato subito il sindaco di Castelnuovo Riccardo Travaglini. “Alcuni di questi ragazzi erano nella protezione civile, altri aiutavano a mantenere il decoro urbano. Era anche stato avviato un programma di integrazione scolastica. Per noi erano una risorsa - ha aggiunto -. [Dal 31 gennaio] molti di loro non avranno più un posto dove dormire. Saranno, di fatto, lasciati in strada. Tutto questo è stato deciso senza che il governo abbia mai parlato con il Comune”.
“Così si distrugge un modello d’integrazione, s’interrompe un’esperienza positiva, si mandano via bambini che frequentavano fino a ieri la scuola qui, migranti che avevano intrapreso un percorso, che hanno ancora aperte cause per il riconoscimento del loro status”, ha dichiarato il sindaco in un’intervista televisiva. “In 24 ore - ha continuato Travaglini - è stato smantellato quanto di buono era stato fatto in questi anni. In questo territorio abbiamo fatto tanta accoglienza, sono transitati di qui 8 mila richiedenti asilo”.
Contestata dal sindaco anche la posizione di chi sostiene che ci sia un risparmio, con la chiusura del centro: “Qui un migrante costa allo Stato 21 euro al giorno. Nei centri di accoglienza straordinaria dove vengono e verranno trasferiti, invece, costeranno 35 euro al giorno”. E devono essere considerati anche i posti di lavoro che verranno persi tra pochi giorni da circa 150 persone, tra guardiani, mediatori culturali e altri addetti del Cara di Castelnuovo.
Il vice premier Matteo Salvini, però, ribadisce: “Abbiamo fatto quello che farebbe qualunque buon padre di famiglia. A Castelnuovo c’era il secondo più grande centro di migranti: era arrivato ad accogliere più di 1.000 persone. Lo Stato pagava un milione di affitto all’anno più 5 milioni per la gestione. Chi non ha diritto a stare in Italia deve andare via”.