ADELAIDE - Domenica 22 gennaio si è tenuto il primo degli incontri della serie ‘Migrant’s Stories’, organizzato dal Fogolar Furlan di Adelaide, con sede al numero 69 di Briar Road, a Felixtow. 

Si è trattato di un insieme di racconti dei migranti appartenenti a tre generazioni che, dal Friuli, sono emigrati ad Adelaide: un’occasione per scoprire tante curiosità e aneddoti, oltre che la storia del primo club italiano di Adelaide e le connessioni culturali dei suoi soci. 
Il primo incontro aveva come sottotitolo partenze e arrivi e “si inserisce all’interno della rubrica culturale che abbiamo scelto per raccontare le storie dei migranti”, ha spiegato Michele de Bona, ideatore, assieme a Giovanni Freschi, dell’iniziativa. 

“Quando abbiamo pensato questo evento – ha proseguito – sapevamo che la storia dell’emigrazione è già stata raccontata molte volte. Per questo abbiamo cercato di approcciare il tema dal nostro punto di vista”. Michele de Bona si è laureato a Venezia in Economia e Gestione dei Beni Culturali, con un master in Economia e Management di Attività Culturali: “Per questo sono tematiche che mi interessano molto, inoltre ho collaborato con associazioni meta teatrali e ho recitato in passato, da qui il format, tipo late show, che abbiamo dato all’iniziativa”. 

Michele e Giovanni, così come gli altri ragazzi del nuovo progetto New Bridge del Fogolar Furlan, sono dei nuovi arrivati dall’Italia, “vogliamo inserirci nella realtà di Adelaide ma veniamo da un altro contesto”, prosegue Michele. 
I mezzi di comunicazione e trasporto al giorno d’oggi e l’emigrazione stessa sono cambiati, per questo la serie di incontri desidera affrontare un confronto costruttivo su com’era e com’è oggi emigrare, a parità di nazione e regione di provenienza. 

L’idea è nata quando Michele era ancora in Italia e Giovanni già in Australia; arrivato ad Adelaide, con il contributo dei soci storici del club, sono state individuati alcuni argomenti chiave che verranno affrontati mano a mano nell’arco degli incontri. Tra queste tematiche comuni, appunto, quella legata alla partenza dall’Italia e all’arrivo ad Adelaide. Durante i prossimi incontri si parlerà invece di empowerment femminile all’interno del club friulano, con la squadra femminile di netball, le bocce, i membri femminili del primo comitato, i volti femminili, “anche per sottolineare un primato del Fogolar, il primo club che ha avuto un intero comitato al femminile”, ha proseguito de Bona. 

In futuro, poi, si parlerà di imprenditoria, in particolare nel settore delle costruzioni, infine di successo e di famiglia, ovvero si affronterà la grande domanda che spesso ha assillato i pensieri di molti migranti: “Meglio restare o rientrare in Italia?”. 

All’incontro di domenica, i primi protagonisti che hanno condiviso la loro storia sono stati Nicola Ianera e Lorenzo Ferini, che hanno raccontato la loro esperienza rispetto alla partenza, al viaggio e all’arrivo, messe poi a confronto con le esperienze dei nuovi ragazzi del New Bridge. Si è parlato di contesto di provenienza, di motivazioni, di cosa si è lasciato indietro ma anche del trauma dell’abbandonare la propria terra e le proprie origini culturali. “È emerso che il contesto è cambiato completamente, così come i mezzi di comunicazione, compresi quelli informativi e le modalità di emigrazione”, ha dichiarato de Bona. 

Una volta, infatti, c’erano le cosiddette migration chain, mentre ora è presente tutta una serie di visti. Anche le informazioni disponibili sull’Australia sono molto più a portata di mano oggi, quindi si può azzardare che la decisione di partire è, forse, più consapevole. Quale l’elemento che è rimasto costante, invece? “Sicuramente l’ambizione e la voglia di trovare una seconda via, anche pagando il prezzo di lasciare la propria terra d’origine – ha concluso Michele –, per potersi affermare socialmente e costruire solide basi per permettersi una famiglia, una casa, un lavoro gratificante che permetta di costruire cose grandi”. La domanda interessante sarebbe capire se si tratta più di una volontà o di una necessità, oppure una possibilità, allora come ora. 

Costante anche il fatto che, ieri come oggi, molte persone emigrano senza sapere con certezza se resteranno o meno: alcune partono con il piano iniziale di rientrare una volta costruito qualcosa, altre invece partono convinte di voler restare, anche se, come si sente spesso, i piani cambiano man mano. Lorenzo e Nicola, per esempio, dopo qualche tempo che erano in Australia hanno provato a tornare in Italia, per poi scoprire di aver costruito molti legami anche qui e decidere quindi di proseguire il loro viaggio della vita in Down Under. 

Tra i legami in Australia, il ruolo determinante del club, che ha mitigato “lo shock dell’arrivo”, diverso, seppur comunque presente, per i migranti di ieri e di oggi. Nicola Ianera e Lorenzo Ferini, infatti, hanno raccontato di aver vissuto il trauma dell’arrivo in Australia, “attraverso il razzismo, la disinfestazione dai pidocchi, la mancanza di servizi, di abitazioni com’erano in Italia, di cibo, la non padronanza della lingua”. 

La conferenza si è tenuta in inglese, molti infatti anche gli australiani, soprattutto del quartiere, ormai frequentatori abituali del Fogolar, che sono intervenuti con i loro ricordi e testimonianze. Uno di questi per esempio, ha raccontato che quando era bambino la sua famiglia era amica di una famiglia di migranti, in contrasto con la tendenza, soprattutto dei primi tempi, in cui gli italiani, come molti altri migranti, hanno subito il razzismo degli australiani. “Noi invece, nuovi arrivati – questa la testimonianza di Michele de Bona – siamo stati accolti come dei re, tutta la comunità, australiana e italiana, ci ha aiutato in tutto e per tutto”, rendendo meno difficoltoso il primo impatto. Questo sicuramente anche grazie all’opera di integrazione sviluppata dalle prime generazioni di migranti. 

Infine, comune il ruolo rincuorante del club, che fa ritrovare le proprie tradizioni d’origine anche all’estero, un ruolo fondamentale che accomuna tutti i circoli regionali. 
Una nota scherzosa, a fine incontro, è stata la proiezione di un video in cui i ragazzi del New Bridge si tuffano in piscina con spensieratezza, una felicità resa possibile dalla consapevolezza di non essere soli e di poter contare sull’esperienza e l’accoglienza di chi è arrivato prima di loro, preparando la strada per le generazioni a venire. 

Finita la conferenza, a cui hanno partecipato oltre una settantina di persone, è stata imbandita una gustosa cena, tradizione della domenica. Sulla pagina Facebook del Fogolar Furlan di Adelaide sono consultabili, infine, tutti i prossimi appuntamenti in programma.