Primo decesso nel New South Wales causato da encefalite giapponese, un virus che si trasmette attraverso le zanzare e che ha fatto registrare già tre casi nelle ultime due settimane.

L’allarme è alto e il governo sta correndo ai ripari cercando di accaparrarsi i vaccini per una malattia che, al momento, non ha alcuna cura specifica.

La prima vittima da encefalite giapponese è un settantenne della regione di Griffith che era stato ricoverato in un ospedale di Sydney lo scorso 13 febbraio per ricevere assistenza.

Test post mortem hanno confermato il sospetto dei medici che l’uomo avesse contratto il virus dell’encefalite giapponese. Gli altri due positivi certi riguardano un uomo e un bambino attualmente in cura presso ospedali del Victoria.

L’ufficio di Salute pubblica statale è, però, consapevole che i casi di infezioni sono destinati ad aumentare visto che altre persone del NSW, che si sospetta abbiano contratto il virus, si stanno ora sottoponendo a ulteriori esami per l’encefalite giapponese e si prevede che nei prossimi giorni e settimane arriveranno, purtroppo, nuovi esiti positivi.

Si tratta di una nuova sfida per il sistema sanitario statale che, in precedenza, non aveva mai registrato casi di encefalite giapponese acquisiti localmente negli esseri umani o negli animali. Nel tardo febbraio 2022, per la prima volta, la presenza del virus dell’encefalite giapponese è stata confermata in campioni raccolti in allevamenti di suini in NSW, Queensland, Victoria e South Australia.

A differenze di altri virus, Covid fra tutti, questo non si trasmette da persona a persona, né tantomeno con il consumo di carne di maiale o altri prodotti suini. Il virus dell’encefalite giapponese è solo trasmesso dalle zanzare e può infettare esseri umani e animali,
NSW Health ha già fatto sapere di aver acquistato il vaccino contro questo nuovo nemico e che continuerà a collaborare con altre giurisdizioni per renderlo disponibile alle popolazioni a rischio.

Nella fase attuale della risposta la priorità di vaccinazione è data ai lavoratori degli allevamenti di suini colpiti e ai loro famigliari residenti in loco, quelli, cioè, che hanno maggiore possibilità di infettarsi. Al momento non sembra esserci necessità per una vaccinazione su ampia scala anche se NSW Health fa sapere che “con l’incremento della disponibilità di vaccini in Australia, la pianificazione delle vaccinazioni nello Stato terrà conto dell’estensione della circolazione del virus, delle comunità maggiormente a rischio di infezione e delle raccomandazioni di organismi esperti, tra cui il Communicable Diseases Network of Australia (rete australiana delle malattie trasmissibili)”.