TEL AVIV - Il Parlamento israeliano ha approvato in lettura preliminare la prima delle mozioni di sfiducia al governo di Benjamin Netanyahu. A favore hanno votato 61; contro 54.

Nella maggioranza a favore della mozione di sfiducia ci sono anche i deputati di Blu-Bianco il cui leader Benny Gantz aveva preannunciato la decisione con un duro discorso nei confronti del suo alleato di governo Benjamin Netanyahu.

Oltre a loro, una parte della destra: quella guidata da Naftali Bennett, quella del nazionalista laico Avigdor Lieberman, i laburisti (anche loro al governo), la sinistra e anche la Lista Araba Unita, tranne quattro deputati della fazione islamica del partito che non si sono presentati al voto. Pattuglia questa guidata da Mansur Abbas che nelle scorse settimane ha aperto con una certa sorpresa al premier Netanyahu.

La mozione - ne sono state votate quattro dello stesso tenore - ora passerà in Commissione per essere esaminata. Poi seguiranno altre tre letture in aula plenaria per il varo definitivo.

I negoziati fra i due principali partiti al governo continueranno nei prossimi giorni, per tentare di evitare il voto finale. Il partito Blu-Bianco accusa il Premier di aver messo i propri interessi legali davanti a quelli del Paese. Il riferimento è all’incriminazione per frode, violazione di fiducia e corruzione.

Gantz in queste ore ha accusato Netanyahu di “non rispettare gli impegni”, denunciando che il Premier è immerso “in un tentativo di sopravvivenza per sfuggire al suo processo” per corruzione, frode e abuso di potere in tre distinte inchieste giudiziarie. “Ho deciso - ha aggiunto - che Netanyahu non guidi questo governo”.

L’ex capo di Stato maggiore, prestato alla politica, non ha tuttavia chiuso tutte le porte: l’unica possibilità per evitare che il governo cada e che si torni al voto è quella di “far passare la Finanziaria entro i tempi stabiliti”. Una mossa che però Netanyahu ha finora accuratamente evitato pur nella consapevolezza che se il bilancio statale non sarà approvato entro il 23 dicembre, la Knesset sarà automaticamente sciolta e il Paese andrà alle urne.

Il tempo per una mediazione in un governo che finora si è diviso quasi su tutto, in teoria, ci sarebbe, visto che la mozione deve ottenere la maggioranza alla Knesset passando molteplici letture. Il passo di Gantz - secondo alcuni analisti - complica però di molto la situazione.

Il Premier, prima del voto, aveva rivolto un appello estremo a Gantz perché recedesse dalle sue intenzioni. “Noi - ha detto - voteremo contro la mozione. In nome dell’unità chiedo a Gantz di fare lo stesso. Non abbiamo bisogno di elezioni adesso. Abbiamo compiti da portare a termine. Bisogna farlo tutti insieme ed è difficile farlo durante le elezioni”. Appello però caduto nel vuoto.

In realtà il dissidio tra il Likud del Premier e Blu-Bianco è nato il giorno stesso del varo del governo di unità nazionale: quell’unione è sembrata subito contro natura per due leader che avevano predicato in tre campagne elettorali di essere alternativi l’uno all’altro. Gantz, in conferenza stampa, ha difeso la sua scelta di sette mesi fa di aderire all’esecutivo di coalizione con Netanyahu, nonostante avesse ottenuto dal voto più seggi alla Knesset.

Una decisione che all’epoca provocò la scissione con il suo maggior alleato, Yair Lapid, da allora capo dell’opposizione. “Ho fatto quella scelta - ha ammesso Gantz - con cuore pesante. Lo imponeva l’emergenza Covid, ma non ho mai avuto illusioni su Netanyahu”.

Così come è sembrato a molti, a cominciare da Blu-Bianco, che Netanyahu non avrebbe mai rispettato l’impegno di cedere - come prevedeva l’accordo di governo - la premiership dopo un anno e mezzo di governo.

Gantz, nei mesi scorsi, ha lamentato più volte il blocco voluto da Netanyahu nelle nomine ai vertici dell’amministrazione pubblica di Israele, compreso il capo della polizia.