TORINO - Nel cuore dell’inchiesta che ha gettato luce sugli affari della dinastia Agnelli-Elkann, era emerso un intricato intreccio di questioni riguardanti non solo la residenza di Marella Agnelli, ma anche gli assetti della Dicembre, la cabina di comando degli Elkann.
La Procura di Torino ha quindi concentrato la sua attenzione su entrambi i fronti. Mentre la residenza di Marella era diventata il fulcro dell’indagine, si è poi seguito anche un secondo filone collegato, ancora più intrigante: gli assetti della Dicembre (società cassaforte che controlla tutte le partecipazioni), controllata saldamente dai tre fratelli John, Lapo e Ginevra Elkann.
In merito, emergono ora le date chiave sulle quali la Procura si sta focalizzando, come il 24 gennaio 2003, giorno della morte dell’avvocato Gianni Agnelli, quando Marella donò al nipote il 25,38% della Dicembre, consentendo a John di salire al 58,71%. Il passaggio significativo di quote in un momento tanto delicato suscita interrogativi: forse si trattò di un tentativo di garantire continuità e stabilità all’impero industriale della famiglia Agnelli in difficoltà.
Specialmente in settimane difficili dove si doveva ricapitalizzare l’allora accomandita Giovanni Agnelli, e la società Dicembre fece la sua parte ed Elkann sborsando 56 milioni, somma al centro del caso e sulla quale servirà chiarezza.
L’attenzione si è spostata pure sul 5 aprile 2004, quando Margherita si fece liquidare, prevedendo la crisi imminente nell’universo Fiat. Il 19 maggio 2004, Marella cedette le sue quote ai tre nipoti, stabilizzando la Dicembre. Tuttavia la Procura ha rilevato una dichiarazione del giugno 2021 che solleva dubbi sulla cessione delle quote, mettendo in dubbio il pagamento e richiedendo una nuova perizia grafologica sulle firme di Marella.
Quindi si è affrontato al Tribunale del riesame il primo scontro tra accusa e difesa, concentrandosi su file e documenti sequestrati. La risoluzione di questa vicenda fornirà chiarezza sulla validità delle indagini sia sulla residenza di Marella che sugli assetti della Dicembre. Un giallo che continua senza sosta.
E proprio a fine prima udienza di Riesame, dopo tre ore di contraddittorio, Paolo Siniscalchi, componente del collegio difensivo di John Elkann, all’uscita ha rilasciato delle dichiarazioni lasciando intendere di voler respingere i dubbi e le ombre che il caso sta gettando sugli eredi: “Abbiamo impugnato i sequestri perché abbiamo ritenuto la motivazione del decreto di perquisizione così generica da aver legittimato acquisizioni che nulla hanno a che vedere con l’oggetto dell’indagini”.
Sugli articoli e i retroscena usciti sui giornali negli ultimi giorni: “Molto rumore per nulla”. Per il legale si tratterebbe di “nulla di nuovo rispetto a quello con riecheggia nelle aule giudiziarie Italia ed estere ormai da 20 anni”.
L’avvocato difensore ha poi concluso: “Abbiamo una certezza e cioè che i dubbi e le insinuazioni rilanciate su alcuni media trovano risposte molto chiare in comportamenti assolutamente leciti. L’esito di questa vicenda sarà favorevole”.