BURCEI (Sud Sardegna) - Beniamino Zuncheddu, detenuto da quasi 33 anni, è libero. “Non vedevoo l’ora di spostarmi da qui, perché il carcere non lo voglio più vedere”, ha detto, felice e sollevato, appena uscito dalla casa circondariale di Uta (Cagliari), dopo che la Corte d’appello di Roma ha accolto la richiesta di sospensione dell’esecuzione della pena avanzata dal suo avvocato Mauro Trogu. Zuncheddu, che si è sempre proclamato innocente, sta scontando l’ergastolo per la strage di Cuili is Coccus a Sinnai (Cagliari), in cui nel 1991 tre pastori furono uccisi e una quarta rimase ferita.Per lui negli ultimi mesi sono state organizzate diverse manifestazioni, sia a Roma sia nel capoluogo regionale sardo. 

Con l’ordinanza di scarcerazione a Zuncheddu, ex pastore di 59 anni, viene imposto l’obbligo di dimora nel suo paese, Burcei. Le prossime udienze del processo per la revisione dell’ergastolo sono previste in Corte d’appello oggi, 30 novembre, e il 12 dicembre prossimi. Il 19 è attesa la sentenza. Il colpo di scena è arrivato nell’ultima udienza, quando è stato sentito il testimone chiave Luigi Pinna, unico sopravvissuto all’eccidio. “L’agente di polizia che conduceva le indagini, prima di effettuare il riconoscimento dei sospettati, mi mostrò la foto di Zuncheddu e mi disse che il colpevole della strage era lui”, ha dichiarato il teste, marito della figlia di una delle vittime, che il giorno della strage rimase ferito. Inizialmente interrogato, sostenne di non aver riconosciuto l’aggressore, ma, qualche settimana dopo, cambiò versione e accusò Zuncheddu che fu prima arrestato e poi condannato. In aula Pinna ha cambiato più volte versione nel riferire dell’autore degli omicidi: prima questi aveva il volto scoperto e, poi, lo aveva nuovamente coperto da una calza.

La revisione del processo è stata chiesta a novembre 2020. Zuncheddu era stato condannato all’ergastolo dalla Corte d’assise cagliaritana l’8 novembre 1991. I giudici si erano basati, in particolare, sulle dichiarazioni di Pinna. Movente della strage: sconfinamenti di bestiame. Il 16 giugno 1992 la Corte d’assiste d’appello di Cagliari aveva confermato la condanna al carcere a vita. Una prima parte dell’attività processuale si è concentrata sulla trascrizione e traduzione di una trentina di intercettazioni telefoniche. Il lavoro del perito si è concluso ai primi di ottobre. Fra i testi ammessi ci sono, appunto, il superstite della strage e testimone chiave del primo processo, e il poliziotto che ha svolto le indagini e che secondo la difesa di Zuncheddu condizionò il testimone spingendolo a ritrattare.

L’ordinanza con cui è stata concessa la sospensione dell’esecuzione della pena tiene espressamente conto di quanto raccontato da Pinna nell’ultima udienza e che ha reso inattendibile la sua testimonianza ritenuta finora cruciale per l’identificazione del presunto assassino. A questo punto, il processo è diventato “meramente indiziario”, scrivono i giudici, circostanza che ha consentito a Zuncheddu di ottenere la sospensione della pena, seppure con la misura cautelare dell’obbligo di dimora.
E Burcei ha accolto fra gli applausi, con una festa e fuochi d’artificio, il ritorno a casa di Beniamino Zuncheddu.