FIRENZE - Al deposito Eni di Calenzano era in corso una manutenzione straordinaria, resasi necessaria su apparati che ne avrebbero necessitato da anni, è quanto lasciano intendere i primi accertamenti della procura di Prato, a poco più di 48 ore dall'esplosione nell'area pensiline di carico. 

Gli inquirenti indagano sulle modalità di lavori, per capire se possono aver contribuito all’incidente. Dai primi rilievi tecnici, nell'impianto non è stato trovato esplosivo e viene quindi escluso che l'esplosione sia da attribuire a un possibile sabotaggio.  

La procura conferma di aver aperto un fascicolo per omicidio colposo plurimo, crollo doloso di costruzioni o altri disastri e rimozione dolosa delle cautele contro gli infortuni sul lavoro, e per questo l'intero deposito è stato posto sotto sequestro per svolgere le indagini tecniche necessarie per stabilire le cause del disastro.  

Secondo una prima ricostruzione della procura, sarebbe avvenuta una fuoriuscita di carburante nella parte anteriore della pensilina di carico, in qualche modo dovuto all’inosservanza delle rigide procedure previste.  

“Le conseguenze di tale scellerata condotta non potevano non essere note o valutate dal personale che operava in loco”, fa sapere la Procura, aggiungendo che il fatto che fosse in atto un’attività di manutenzione corrobora l'ipotesi che vi siano state condotte inopportune o incorrette connesse all'evento. 

Eni, si apprende da fonti interne all’indagine, ha chiesto di intervenire per smaltire correttamente acque potenzialmente inquinanti, ma tutta l'attività di approvvigionamento, stoccaggio e distribuzione carburanti dovrà restare ferma fino a che sarà considerato necessario dagli inquirenti.  

Dalle prime indagini emerge anche un allarme lanciato da un operatore quasi in contemporanea con l’incidente su un'anomalia. L’uomo, infatti, si è allontanato in tempo e ha messo in salvo la vita dall'imminente stato di pericolo.