NAPOLI - Sceglievano la location, montavano la tipografia, stampavano le banconote false, smontavano tutto e poi partiva la vendita: avevano messo in piedi una sorta di stamperia itinerante la banda di falsari sgominata dai carabinieri e dalla Procura napoletana che hanno notificato complessivamente 63 misure cautelari emesse dal gip, Rosamaria De Lellis, su richiesta della DDA. Il capo della banda, secondo gli investigatori, era il 56enne Domenico Filadoro, a cui viene contestata anche l’aggravante mafiosa come ad altri 13 indagati, destinatari di provvedimenti.
La zona del capoluogo partenopeo dove la banda operava si trova nel quartiere Mercato Pendino ritenuta sotto il controllo del clan Mazzarella. Secondo le stime degli inquirenti, la banda gestiva un business che ha prodotto nel corso del periodo oggetto delle indagini guadagni illeciti per circa 6 milioni di euro in parte versati sotto forma di tangenti alla camorra. Secondo una secondo una stima la banda avrebbe messo in circolo circa 60 milioni di euro falsi se si pone mediamente a 10 euro il prezzo di ciascuna banconota venduta.
I flussi di denaro, sui quali grava l’ombra del clan camorristico Mazzarella, erano diretti anche verso in Spagna, Francia e Grecia: come detto 63 le persone arrestate (48 in carcere, 14 ai domiciliari e un divieto di dimora a Napoli).